Inaugurazione anno giudiziario, l'intervento del Gruppo Giustizia per stragi e deportazioni nazifasciste

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento scritto del "Gruppo Giustizia per stragi e deportazioni nazifasciste" inviato alla Corte d'appello di Firenze, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2021. Il Gruppo rappresenta sopravvissuti e familiari delle vittime delle stragi e deportazioni di: Padule di Fucecchio, Fivizzano, Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, Niccioleta, Fossoli – Carpi.


Siamo un gruppo di familiari delle vittime di stragi nazifasciste commesse dal 1943 al 1945 (ad esempio, nel Padule di Fucecchio, a Fivizzano, all’Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze, a Niccioleta, a Fossoli-Carpi, a Cervarolo, a Sant’Anna di Stazzema e a Marzabotto). Qualcuno fra noi, allora bambino, è sopravvissuto a quei massacri, ma con conseguenze che l’hanno segnato per la vita; altri sono figli di Internati Militari (IMI) e deportati civili, costretti al lavoro come schiavi in Germania.

Siamo già intervenuti, il 1° febbraio 2020, all’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte fiorentina. È stato un giorno importante: per la prima volta in settantacinque anni dalla Liberazione, un gruppo di vittime ha preso la parola in un’occasione ufficiale della giustizia. Non solo ribadiamo le nostre posizioni, ma desideriamo offrire alcuni elementi ulteriori.

Sui crimini che hanno colpito le nostre famiglie – solo nelle stragi, quasi trentamila vittime – subito dopo la guerra mondiale sono stati svolti pochi processi penali, con scarso esito. Dalla metà degli anni Novanta, dopo la rifrequentazione dell’archivio noto come Armadio della vergogna, ne sono stati celebrati altri, ma la Germania non ha mai consegnato nessun colpevole. La giustizia penale su questi temi è stata impedita per sempre.

È diversa la questione della giustizia civile, perché il diritto ai risarcimenti, per le stragi e le deportazioni, non richiede l’individuazione delle singole persone fisiche colpevoli, non è soggetto a prescrizione e si trasmette agli eredi delle persone colpite.

Dagli anni Novanta ci sono stati seri processi civili. È notevole la pronuncia sul caso Ferrini, in Cassazione. Dal 2006 anche nei processi penali la Germania è stata condannata. Nel 2008 la Cassazione, civile e penale, ha ribadito la possibilità di tutela.

Occorre anche ricordare l’importanza, a conferma dei diritti delle vittime, dell’Accordo di Londra del 1953 sui debiti esteri tedeschi e degli Accordi del 1952-1954 sulla transizione della sovranità alla Germania. Dopo la guerra il debito tedesco fu oggetto non di rinuncia ma solo di moratoria, di un rinvio; lo Stato tedesco, in relazione a questi debiti, rinunciò all’immunità giurisdizionale sui suoi beni. Sarebbe grave se il passaggio del tempo facesse dimenticare una conquista giuridica del dopoguerra, consentendo all’inadempimento di prevalere sulla giustizia.

Sappiamo che la Germania si è rivolta alla Corte internazionale di giustizia, all’Aia, che nel 2012 ha protetto l’immunità degli Stati, compreso quello tedesco, dandole un valore generale, efficace anche per i crimini commessi oggi, assolutamente antistorico e inaccettabile. Con l’occasione di una pronuncia che riguarda i nostri familiari assassinati o deportati, si è costruita l’impunità dei delitti di Stato. Se le autorità possono uccidere senza conseguenze, non vale solo per le stragi nella guerra mondiale, ma anche, per esempio, per Giulio Regeni.

Eppure, grazie alla Costituzione italiana, i principi di irresponsabilità e la ragion di Stato che sono prevalsi all’Aia non hanno più ingresso in Italia: lo dobbiamo a una sentenza del 2014 della Corte costituzionale. Dopo il 2014 le condanne a carico della Germania sono riprese e continuano.

L’anno 2020 è stato durissimo per tutti a causa dell’emergenza sanitaria, ma come non ha fermato i processi, così non ci ha ridotti al silenzio.

Infatti, sono state iniziate nuove cause civili; per esempio dal Comune di Nemi, dove nel 1944 i tedeschi incendiarono le navi di Caligola, e dai cittadini di Vaiano per la distruzione di un ponte. Sempre nel 2020 il Tribunale di Isernia ha condannato Berlino al risarcimento per la strage di Fornelli, e ancora nello stesso anno c’è stata una nuova sentenza della Cassazione che ha ribadito la legittimità delle condanne contro la Germania. Altri processi e altre condanne seguiranno.

Nell’ottobre scorso il nostro Gruppo ha partecipato all’undicesima edizione del Festival della diplomazia, un importante avvenimento di politica e cultura; l’intervento è entrato a far parte del materiale del Festival ed è rimasto consultabile. Inoltre è proseguita sui mezzi di comunicazione l’attenzione al tema dei risarcimenti, per esempio con un servizio televisivo.

A questo punto la possibilità di condannare la Germania è certa, quella di eseguire le sentenze anche. Restano difficoltà pratiche, perché le autorità politiche ed esecutive, malgrado l’impegno della magistratura, non si schierano per l’attuazione dei provvedimenti e per i diritti dei cittadini, come è loro dovere.

La stessa sentenza dell’Aia del 2012, al paragrafo 104, ammette che quella decisione è ingiusta e fa capire che occorrono nuove trattative: «The claims [...] which formed the basis for the Italian proceedings – could be the subject of further negotiation involving the two States concerned, with a view to resolving the issue». Lo Stato tedesco ha i mezzi per pagare e può risolvere la vertenza offrendo un importo congruo.

Inoltre manifestiamo indignazione nei confronti di chi, contravvenendo ai principi sanciti dalla nostra Costituzione e ribaditi dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2014, avrebbe stipulato accordi internazionali con la Germania impegnandosi ad intervenire nei processi civili di richiesta di risarcimento danni, per chiedere che vengano respinte le richieste delle vittime e delle loro famiglie, infatti nei processi la Germania è rappresentata dall’Avvocatura dello stato.

Vogliamo far notare che il nostro impegno è sì basato sulle richieste di risarcimenti in denaro, ma ha un significato e un peso più ampi, d’ordine politico e morale, perché tende a combattere e a prevenire le ingiustizie e soprattutto i delitti di Stato. In un quadro internazionale sempre più aggressivo, è importante creare un orientamento con effetto deterrente: chi massacra o deporta è responsabile sul piano giudiziario e su quello economico nei confronti delle vittime o degli eredi. Si tratta, insomma, di futuro e di vera giustizia.

Fonte: Ufficio stampa

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