Più di 20 anni di esperienza nelle sale scommesse, un lungo cammino lavorativo che oggi è appeso a un filo dopo mesi di inattività e incertezza sul futuro. Per la seconda settimana consecutiva Irene, da Livorno, è a Roma in piazza Montecitorio, a chiedere insieme alle sue colleghe del settore giochi un segnale di attenzione da parte dal Governo. "Lavoro nelle sale scommesse dal 1998, posso dire ormai di conoscere ogni mattonella, ogni centimetro del posto in cui lavoro - racconta ad Agipronews - Siamo riusciti a riprendere l’attività a giugno prima del nuovo blocco, e l’ultimo versamento della cassa integrazione è arrivato a settembre, prima dello stop di ottobre. Il mio timore ora è fortissimo".
Oltre al fattore economico c’è un altro aspetto a preoccupare Irene e le sue colleghe. "Dopo oltre sei mesi di chiusura è psicologicamente pesantissimo non essere considerati affatto. È vero che anche altri settori sono in ginocchio, eppure tutti riescono a conquistare uno spazio sotto i riflettori. Questo non succede con il settore del gioco". Come in altri casi, anche il gestore della sala di Irene ha cercato di aiutare i dipendenti: "Dove lavoro io siamo in 11, più altre quattro agenzie sempre gestite dalla stessa persona. È intervenuto nei limiti del possibile per darci una mano, ma ora sta pensando di tirare una riga e lasciare tutto". La chiusura fissata almeno fino al 5 marzo rende nebuloso anche lo scenario dei prossimi mesi: "L’ultimo DPCM mi ha lasciato una sensazione di disperazione. È incredibile pensare che per lavorare abbiamo avuto l’autorizzazione di Stato e Questura eppure oggi siamo considerati alla stregua di appestati".
Notizie correlate
Tutte le notizie di Toscana
<< Indietro