Su ordine della Procura di Livorno, le Fiamme Gialle dei Comandi Provinciali di Livorno e Pisa, in stretta collaborazione, hanno eseguito un’ordinanza limitativa della libertà personale e diverse perquisizioni nei confronti di cittadini, italiani e tunisini, attivi nello spaccio di sostanze stupefacenti sulla piazza pisana.
L’indagine nasce a Collesalvetti (LI) dopo che una dipendente comunale si era appropriata, compiendo il reato di peculato, di oltre 650 mila euro dai conti correnti del Comune, somma di cui aveva la disponibilità per ragioni del suo ufficio. Seguendone le tracce, i finanzieri hanno scandagliato le abitudini della persona indagata, riscontrando l’acquisto di carte ricaricabili per le scommesse on line e di sostanze stupefacenti.
Nel corso degli accertamenti, l’indagata ha raccontato di essere stata vittima di presunte attività estorsive da parte di ignoti soggetti extracomunitari, che l’avrebbero minacciata di rivelare la sua tossicodipendenza, portandole via il cane come ostaggio.
Le indagini allo stato mostrano, però, un altro spaccato: ammanchi dolosi dalle casse del Comune dal 2009 al 2018 (terminati con il suo licenziamento nell’ottobre 2019) e utilizzo dei proventi illeciti per acquisti di stupefacente e giochi on line, riciclati per 84 mila euro, con la complicità di un soggetto italiano.
Le investigazioni hanno consentito di individuare altri soggetti dediti a una florida attività di spaccio nel territorio di Pisa. Durante le intercettazioni nei confronti degli spacciatori, che si avvalevano negli spostamenti anche dei figli minori per non destare sospetti, in meno di 10 mesi, sono state rilevate 700 cessioni di sostanze stupefacenti, per un netto di 3 chili e mezzo di hashish e mezzo chilo di marijuana. Gli indagati, peraltro, hanno operato imperterriti anche durante la fase del primo lockdown, si è così giunti all’arresto di 4 soggetti in flagranza di reato e al sequestro di 100 gr di stupefacenti.
Il GIP del Tribunale di Livorno, accogliendo le richieste della Procura, ha disposto nei confronti dei 13 soggetti, complessivamente indagati (9 italiani, 3 tunisini e 1 rumeno), 2 traduzioni in carcere, 1 arresto domiciliare e 3 obblighi di dimora. Tutti sono stati oggetto di perquisizioni a carattere personale e locale.
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