Un’impresa su 4 teme di cessare l’attività nei prossimi mesi.
È quanto emerge dall’indagine “Pensare un futuro senza Covid – Le aspettative delle imprese per il 2021” realizzata da Cna su un campione di piccole e medie imprese dell’Empolese Valdelsa.
Se globalmente il 40,1% delle imprese dell’Empolese Valdelsa è convinto che nel 2021 non tornerà ai livelli precedenti, il 24,2% crede di riuscire a recuperare nel corso dell’anno le perdite accumulate nel 2020 e l’8,7% presume un incremento sui risultati pre-covid, il giudizio su quello che sarà il futuro prossimo è estremamente influenzato dal settore in cui l’impresa è attiva.
Quelli in cui è più accentuato il timore di chiusura sono i comparti che, fin dal primo lockdown, hanno subito danni economici gravissimi: turismo (dall’artigianato artistico alla ristorazione), trasporti e servizi alla persona. Più ottimisti manifatturiero e costruzioni per le speranze risposte nel Superbonus 110% e nelle altre agevolazioni.
“Aspettative che indicano la necessità di un adeguato sostegno economico alle imprese per l’anno in corso, tanto dal Governo, quanto da Regione Toscana e comuni da distribuire con modalità che facciano perno sulla diminuzione di fatturato invece che sul settore di appartenenza delle imprese” commenta Marco Landi, presidente di CNA Empolese Valdelsa.
Il meccanismo ristori del 2020 ha infatti penalizzato un settore di cui l’Italia e la Regione Toscana si dicono fiere ma che, di fatto, non stanno considerando vitale per l’economia: l’artigianato (escluso alimentare, trasporti e turismo) che racchiude una serie di attività formalmente aperte, ma di fatto chiuse.
Una confezione, una pelletteria non contoterzista possono anche produrre, ma poi a chi vendono se la parte commerciale è chiusa? Un’autofficina idem, ma su quali automezzi può mai lavorare se la mobilità privata, quella pubblica e quella merci è fortemente ridotta quando non azzerata?
"La Regione Toscana, che pure ha aperto lunedì due bandi riservandoli solo alle imprese della ristorazione e del divertimento e agli ambulanti e giostrai, dovrebbe creare bandi basandosi sul calo del fatturato in generale non sui codici ateco: le nostre PMI, il nostro artigianato non possono e non devono attendere oltre” prosegue Landi.
Indispensabili per le imprese fiorentine anche interventi di sostegno al reddito dei lavoratori e un prolungamento delle cassa integrazione Covid fino a giugno.
Sulle strategie adottate dal Governo per uscire dalla crisi le imprese intervistate per il 36,4% concordano con la diversificazione delle zone a seconda della gravità della situazione sanitaria, per il 35,6% ritengono invece che debbano essere privilegiate le ragioni dell’economia evitando nuovi confinamenti e per il 28% chiedono che l’Italia proceda nel solco degli altri paesi europei per mantenere invariata la posizione competitiva nazionale.
Fonte: Cna Firenze
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