Bistecca fiorentina prodotto tradizionale, Coldiretti: "Che sia di sola carne 100% toscana"

Bene il riconoscimento della bistecca fiorentina tra i prodotti agroalimentari tradizionali regionali, ma è necessario che venga utilizzata solo carne 100% made in Toscana per scongiurare che un alimento simbolo della regione perda il radicamento con il territorio e il valore intrinseco legato all’allevamento toscano.

È quanto afferma Coldiretti Toscana, in merito all’entrata nell’elenco dei PAT della bistecca fiorentina, conosciuta a livello internazionale già nel Settecento.
Al consumatore italiano e internazionale deve essere offerta la bistecca alla fiorentina utilizzando necessariamente carne 100% Made in Toscana. L'allevamento del bovino da carne in Toscana è per lo più di tipo tradizionale, con allevamenti semi-estensivi di dimensioni medio piccole con capi macellati nati e allevati sul territorio regionale. Tra questi, la razza Chianina riveste sicuramente grande importanza sia per la sua diffusione sia per la tipicità e qualità”, afferma Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

Per questo Coldiretti Toscana ha siglato lo storico accordo per promuovere la filiera 100% made in Italy con il conferimento di vitelli e vacche nutrici in Toscana per far crescere l’allevamento del bovino da carne.

"Sono stati avviati, attraverso specifici accordi con INALCA, i conferimenti dei vitelli da ristallo in Toscana – spiega Coldiretti Toscana - che rientrano nel contratto di filiera carne bovina di durata pluriennale e che promuove una filiera 100% italiana, NO OGM e un uso responsabile degli antibiotici. Il progetto promuove l’allevamento di vacche nutrici nazionali – aggiunge Coldiretti Toscana - delle razze specializzate Limousine e Charolaise per garantire la produzione di ristalli nazionali e quindi valorizzare le opportunità commerciali di un prodotto 100 % Made in Italy.
“Sono 2500 gli allevamenti di bovini con oltre 93mila capi - insiste il presidente Filippi – che hanno bisogno di essere sostenuti. Va invertita la tendenza che ha visto negli ultimi 10 anni la chiusura delle stalle. Coldiretti intende contribuire a tenerle aperte e a rafforzarle, perché costituiscono un patrimonio economico e agroalimentare di valore inestimabile”, conclude il presidente Filippi.

La distribuzione delle aziende con allevamento sul territorio regionale e la consistenza in termini di capi è estremamente eterogenea e diversificata, a seconda delle caratteristiche fisiche del territorio e delle tradizioni socio-culturali. Le province di Grosseto, Siena, Firenze ed Arezzo mostrano la maggiore consistenza di capi bovini e sono caratterizzate da aziende di maggior dimensione. In assoluto la provincia di Grosseto mostra la più alta incidenza delle aziende con elevato numero di capi. Al contrario, le province di Lucca, Massa e Pistoia si caratterizzano per la maggior presenza di aziende di piccole dimensioni, talvolta indice di realtà frammentate o "polverizzate", dove la maggior parte delle aziende possiede meno di 5 capi.

Il patrimonio agroalimentare della filiera zootecnica toscana – conclude la Coldiretti regionale - si fregia di 4 IGP per l’agnello del centro Italia, il lardo di colonnata, il vitellone bianco dell'Appennino Centrale e l’agnello del Centro Italia, della DOP alla Cinta senese, al prosciutto Toscano, ai salamini italiani alla cacciatora, oltre ai prodotti riconosciuti tradizionali dal MIPAAF con ben 14 riconoscimenti per le carni toscane.

Fonte: Coldiretti Toscana - Ufficio Stampa

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