Cadaveri nelle valigie: l'uomo è Shpetim Pasho, scomparso 5 anni fa

Shpetim pasho
Nel riquardo Shpetim Pasho, sullo sfondo i campi dove sono state ritrovate le valigie

Shpetim Pasho, all'epoca della scomparsa 59enne, è l'uomo ritrovato cadavere nelle due valigie rinvenute il 10 e 11 dicembre nei campi tra il carcere di Sollicciano e la Fi-Pi-Li.

Dalla prima comparazione effettuata dalla Sezione Impronte del Reparto Investigazione Scientifiche di Roma, tutti i punti rilevabili sull'impronta di un dito di una mano del cadavere di sesso maschile corrispondono alle impronte dattiloscopiche di Pasho. In attesa di un riconoscimento visivo da parte di parenti o conoscenti l'uomo sarebbe stato identificato anche in base ad un tatuaggio sull'avambraccio: questo riportava non solo la scritta della città di origine, Vlore, cioè Valona in Albania, ma anche le lettere Shp che sono le prime tre lettere del suo nome.

Nel prosieguo delle attività di sopralluogo è stata rinvenuta una quarta valigia, il cui contenuto è da verificare.

La valigia, contenente verosimilmente la parte mancante dell'uomo è stata portata a medicina legale.

 

Il commento della figlia di Shpetim Pasho

Alla notizia della conferma la figlia Dorina ha voluto commentare in merito all'ipotesi che il fratello Taulent, irreperibile dal 2016, possa essere coinvolto nel fatto: "Per essere state ridotte in quelle condizioni due persone, allora doveva essere per un debito enorme. Ma enorme doveva essere proprio il criminale ad accumularlo. E mio fratello era uno spacciatore semplice. Punto e basta. Se fosse stato un delitto per droga, non aspettavano mio padre e mia madre per ammazzarli, perché mio fratello ha abitato da me per anni. Avrebbero potuto uccidere me o i miei figli".

I coniugi spariti il giorno dell'arresto del figlio

I due coniugi scomparvero nel novembre 2015, quando la figlia ne denunciò la scomparsa. In quell'anno, precisamente il 2 novembre, il figlio sarebbe uscito dal carcere. Quest'ultimo, finito in carcere per reati di droga, attualmente è irreperibile dopo l'evasione dai domiciliari nel 2016 e deve ancora scontare 4 anni. Questa è la ricostruzione della vicenda fatta dal colonnello dei carabinieri Carmine Rosciano, comandante del nucleo investigativo del comando provinciale dell'Arma a Firenze.

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