Depressione, progetto di sensibilizzazione di Fondazione Onda in Toscana

Il periodo di isolamento sociale dovuto all’emergenza Coronavirus ha portato alla luce il delicato tema della salute mentale, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato di un’emergenza Covid-19 anche psichica, data dall’aumento di disturbi quali ansia e depressione. Quest’ultima è riconosciuta come prima causa di disabilità a livello mondiale e riguarda circa 3 milioni di italiani, di cui circa 1 milione soffre della forma più grave, la depressione maggiore.

Considerando solo la Toscana, dai dati Istat si stima che circa 90.000 toscani soffrano di depressione maggiore, di cui oltre 12.000 non rispondono ai trattamenti, secondo la rielaborazione su base regionale dei dati dello studio epidemiologico italiano Dory, volto a identificare, attraverso un’analisi di database amministrativi, i pazienti affetti da depressione resistente.

“La depressione è una malattia sistemica, che purtroppo non è meno grave di alcuni tipi di tumore o malattie cardiovascolari”, spiega Andrea Fagiolini, Professore ordinario di Psichiatria, Dipartimento di Medicina Molecolare e dello Sviluppo, Università degli Studi di Siena. “Per alcuni pazienti, è sufficiente un intervento psicoterapico o un singolo intervento farmacologico. Altri pazienti, tuttavia, non rispondono a molteplici trattamenti e sono quindi considerati come resistenti. In questi casi, la malattia è fonte di sofferenza, per chi ne è affetto e per le persone a lui/lei vicine. Molti pazienti con depressione si sentono come ci sentiamo noi dopo un grave lutto. Perdono la capacità di ridere, di fare progetti, l’energia, il piacere di mangiare, la capacità di ristoro del sonno. La vita diventa così terribile da spingere alcuni a desiderare di morire. Per questo motivo dobbiamo intervenire presto e con tutti i mezzi a disposizione, come interverremmo con un paziente affetto da un tumore, perché la vita di un paziente con depressione non è più leggera di quella di un paziente con un tumore. La depressione non è una debolezza e non è una scelta. In alcuni casi, è relativamente facile da curare. In altri casi, è più difficile ma, proprio per questo, deve essere curata con tutti i mezzi e le energie che siano a disposizione”.

In tale contesto, Istituzioni e rappresentati locali a livello medico, assistenziale e sociale si sono confrontati su come affrontare più efficacemente la malattia, superare lo stigma associato alla depressione, facilitare l’accesso alla diagnosi e alle cure più appropriate. Questa è l’ultima tappa delle undici tavole rotonde riorganizzate in forma virtuale, a causa dell’emergenza sanitaria, da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, che fanno parte del percorso di sensibilizzazione “Uscire dall’ombra della depressione”, un’occasione istituzionale volta a presentare anche in questa Regione il Manifesto Uscire dall’ombra della depressione. L’iniziativa gode del patrocinio della Regione Toscana, delle società scientifiche SIP - Società Italiana di Psichiatria e SINPF - Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, di Cittadinanzattiva e Progetto Itaca, ed è stata organizzata con il contributo incondizionato di Janssen Italia, l’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson.

La depressione, inoltre, ha un forte impatto sulla qualità della vita e sui costi sanitari e sociali che risultano molto elevati. “I costi diretti non sono l’unico tassello da tenere in considerazione se si vuole cogliere appieno il peso economico e sociale di questa patologia. I costi indiretti (sociali e previdenziali) la fanno da padrone in quanto rappresentano il 70% del totale dei costi della malattia, con un forte impatto sulle giornate perse da lavoro ed incremento della disabilità”, dice Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Direttore del EEHTA del CEIS dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. “Basti pensare ai costi previdenziali, che hanno avuto un incremento del 38% negli ultimi 5 anni, legati all’elevato numero di giorni di assenza dal lavoro causato dalla depressione maggiore, alla perdita di produttività legata al presenteismo. Visto l’incremento previsto del numero delle persone con depressione in seguito alla pandemia di Covid-19, il peso economico della malattia è destinato ad aumentare in maniera preoccupante”.

Anche il costo legato agli assegni ordinari di invalidità e alle pensioni di inabilità, che si aggira intorno ai 106 milioni di euro, pari a 9.500 euro annui a beneficiario, rientra tra quelli indiretti legati alla malattia. In Toscana secondo un’analisi dell’EEHTA del CEIS (Economic Evaluation and HTA CEIS) basata su dati del 2015, tali prestazioni di invalidità previdenziale vengono concesse a 1,3 persone con depressione maggiore ogni 100.000 abitanti. Analizzando la situazione per provincia, ad Arezzo sono state accolte 3,5 domande di invalidità previdenziale ogni 100.000 abitanti, a cui seguono Siena con 2,2, Massa Carrara con 2,0, Grosseto con 1,8, Livorno con 1,2, Firenze e Pisa con 1,0 e infine Pistoia e Lucca con 0,3. “Questi dati testimoniano che stiamo parlando di una malattia fortemente invalidante, che impatta in maniera significativa sulla vita dei pazienti e della società, da molteplici punti di vista”, prosegue Mennini. “Gestire il paziente in una fase precoce della malattia consente non solo un miglioramento della sua qualità di vita, ma anche una riduzione dell’impatto dei costi per il sistema sanitario e sociale”.

“Si chiude con la Toscana il tour regionale 2020 sulla depressione” commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda. “La salute mentale, già considerata dall’O.M.S. la prima causa di disabilità, a seguito dell’emergenza COVID è ancor più messa a dura prova. Dopo aver redatto e presentato alla Camera dei Deputati il Manifesto ‘Uscire dall’ombra della depressione’ che ha raccolto l’impegno parlamentare a mettere in atto azioni concrete per migliorare qualità e quantità di vita dei pazienti che ne soffrono, abbiamo toccato quest’anno 11 Regioni italiane declinando i 10 Punti del Manifesto a livello territoriale. Combattere lo stigma e avvicinare i pazienti a diagnosi precoci e a terapie innovative costituiscono l’impegno nostro e di tutti gli interlocutori con cui abbiamo interagito nel corso dell’anno. La strada non è semplice, ma proseguiremo determinati anche nel 2021 toccando altre Regioni italiane, sempre con lo spirito di un lavoro in rete, nell’intento di arrivare a una presa in carico omogenea in ciascuna Regione dei pazienti con depressione. Sono soprattutto le donne in questa fase che è importante attenzionare: un recente studio che ha coinvolto 10.000 donne in tutto il mondo ha fatto emergere che il 27% di loro (versus il 10% degli uomini) ha avuto un aumento dei problemi di salute mentale legati alle conseguenze del COVID”.

“Janssen è impegnata da oltre 60 anni nel campo della salute mentale. In questi decenni abbiamo sviluppato ben 2 farmaci ritenuti fondamentali dall’OMS per il trattamento della schizofrenia, e la nostra attività di ricerca e sviluppo ci permetterà di portare presto anche in Italia una significativa innovazione nel trattamento della depressione maggiore dopo decenni”, dichiara Loredana Bergamini, Direttore Medico di Janssen Italia, l’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson, che ha sostenuto l’iniziativa. “Grazie anche alla collaborazione di Onda e altri partner, abbiamo recentemente lanciato la campagna ‘La Depressione non si sconfigge a parole’ per aiutare pazienti e caregiver a capire come riconoscere il disagio mentale e affrontarlo in modo tempestivo. Il nostro impegno nel promuovere momenti di confronto costruttivo tra tutti gli attori coinvolti è molto sentito, particolarmente in un momento critico come quello attuale. Bisogna creare intorno ai pazienti una rete virtuosa che li sostenga lungo tutto il percorso terapeutico e assistenziale”.

“Il tema della depressione assume in questo anno di pandemia una valenza ancora più significativa”, afferma Enrico Sostegni, presidente della Commissione sanità e politiche sociali del Consiglio regionale della Toscana. “Le settimane della quarantena nella scorsa primavera e, in misura diversa (ma per certi aspetti anche più complicata), quelle della seconda ondata hanno rappresentato una prova molto difficile, sia per chi già soffriva di disturbi depressivi sia per altre fasce della popolazione. Da una parte la paura per la malattia e per la nostra salute, l’incertezza per il futuro, dall’altra la solitudine e l’isolamento derivanti dalla condizione di lockdown. Le previsioni degli esperti, anche dei più ottimisti, parlano di tutto il 2021 per uscire completamente dal tunnel: è dunque evidente che quando ne usciremo ci troveremo a che fare con una serie di situazioni nuove, di nuove depressioni, che interesseranno in maniera trasversale la nostra comunità. Il sistema sanitario toscano dovrà probabilmente attrezzarsi per prendere in carico tutta una serie disturbi derivanti e aggravati da questa emergenza, differenziandone la gestione a seconda dell’età (gli anziani e gli adolescenti su tutti) e della condizione socio-economica, come nel caso di chi ha perso il lavoro o ha visto cancellata la propria attività imprenditoriale. Sarà una sfida molto complessa e molto vicina nel tempo, quindi dovremo fin da subito, a partire dalle istituzioni, lavorare in questa direzione”.

“Termina in Toscana il tour regionale di Fondazione Onda che toccando 11 Regioni ha sensibilizzato le Istituzioni locali sulla depressione”, conclude Rossana Boldi, Vice Presidente 12ª Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati. “Il percorso iniziato nel 2019 con la presentazione alla Camera di un Manifesto in 10 punti ne ha raccolto l’impegno di amministratori e clinici. Mi auguro che superata l’emergenza COVID si possa a livello parlamentare riprendere la Mozione già depositata alla Camera per sensibilizzare il Governo su questa grave patologia ancora più emergente durante questa pandemia”.

Fonte: Ufficio Stampa

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