Secondo il Dcpm dello scorso 3 novembre il lavoratore positivo al Covid-19 non può rientrare a lavoro fino alla sua negativizzazione (allegato 12 del Dpcm), ma potrebbe essere considerato "guarito" e quindi comprare prodotti nell'attività di cui è dipendente. È il paradosso nato dalla combinazione della Circolare del Ministero della Salute del 12 ottobre 2020 e del nuovo Dpcm: se infatti quest'ultimo impone il reintegro sul posto di lavoro solo dopo la negativizzazione, la Circolare permettere di interrompere la quarantena dopo 21 giorni purché asintomatici da almeno una settimana, anche se positivi.
Come accennato il paradosso è che un dipendente di un negozio riceva il certificato di fine isolamento e possa andare nel negozio dove lavora a comprare prodotti, ma senza poterci lavorare. Oltre a venir meno al buonsenso questa situazione crea una serie di conseguenze pratiche: il lavoratore positivo riceve il certificato di guarigione dall'Igiene pubblica come previsto dalla Circolare, ma il datore di lavoro non lo reintegra in base al Dpcm, a quel punto il medico di famiglia non può rilasciare il certificato di malattia, né prescrivere tamponi perché l'Igiene pubblica considera la persona guarita. In sostanza il lavoratore sarebbe costretto a prendere ferie o un'aspettativa, e dovrebbe pagarsi di tasca sua i tamponi per tornare a lavoro.
Il problema è stato sollevato anche nelle sedi istituzionali. Il responsabile della 'Prevenzione e Sicurezza nei luoghi di lavoro' della Regione Toscana ha reso noto che l'interpretazione del Ministero della Salute è quella di ritenere il Dpcm superiore alla Circolare per "gerarchia delle fonti". Se la logica della Circolare è quella di considerare non pericolosi e "guariti" gli asintomatici positivi dopo 21 giorni, o l'interpretazione del Dpcm è una svista del Governo, oppure mette in dubbio proprio questa interpretazione del Ministero sugli asintomatici: una questione che nel bel mezzo della pandemia andrebbe chiarita al più presto.
Per ridurre i disagi dei lavoratori è stato deciso di togliere il riferimento alla "avvenuta guarigione" nel certificato di fine isolamento in modo da rendere più facile al medico di famiglia rilasciare certificato di malattia e chiedere tamponi. Ad oggi però, in attesa di una modifica puntuale del Dpcm, la gestione dei casi asintomatici positivi a lungo termine resta 'paradossale'.
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