Inchiesta "Cemento nero", arrivano le prime condanne

Fillea Cgil Firenze: "Sia d'esempio in lotta a caporalato"


Si è svolto ieri presso il Tribunale di Prato la prima udienza del processo ai soggetti coinvolti nell’inchiesta “Cemento nero”, che lo scorso maggio aveva scoperto un gruppo di persone dedite allo sfruttamento della mano d’opera e al caporalato in cantieri edili fiorentini e pratesi (l’indagine della Procura di Prato era partita due anni fa, dopo che un operaio straniero, che reclamava del denaro arretrato, si recò a denunciare i fatti alla Fillea Cgil di Firenze). Ieri, per gli imputati che hanno chiesto il processo con rito abbreviato, è stata emessa la sentenza di condanna, con il riconoscimento della costituzione di parte civile della Fillea Cgil di Firenze (oltre che di alcuni lavoratori), alla quale è stato riconosciuto anche il diritto al risarcimento del danno.

“Questa del Tribunale di Prato è una importante sentenza che dà ragione al grande lavoro svolto negli anni dalla Fillea Cgil la quale, in perfetta solitudine nel settore edile fiorentino, denunciava la gravità dei fatti contenuti nell’inchiesta”, dice Marco Carletti (Segretario Generale di Fillea Cgil Firenze), che ringrazia la Procura e gli organismi inquirenti per il lavoro svolto. E aggiunge: “Riteniamo questa sentenza un esempio per tutti: per la città, per gli organi decisori, per gli organismi di controllo, per le parti sociali. Ringraziamo la Procura e gli organismi inquirenti. I fatti raccontati dall’inchiesta ‘Cemento nero’ non sono un caso isolato, di questo siamo certi. Noi continueremo ad impegnarci tenacemente per ottenere, con i fatti e non con le parole, il pieno rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro in tutti i cantieri edili dell’area metropolitana di Firenze, e per coinvolgere alla responsabilità tutti gli utilizzatori di questi sistemi”.

Fonte: Cgil Toscana e Firenze - Ufficio Stampa

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