"Come era facilmente prevedibile e previsto dopo la carenza dei posti letto ordinari è arrivata la carenza dei posti letto intensivi e sub-intensivi" A denunciarlo in un post su facebook è Paolo Malacarne, primario del reparto di anestesia e rianimazione dell'ospedale di Pisa, che fu anche candidato alle regionali con Sinistra civica ecologista. Malacarne chiede ai responsabili della sanità regionale "di cambiare rapidamente rotta, e decidere coinvolgendo in queste decisioni chi ha esperienza di questi malati e ha certamente buone idee e soluzioni da proporre".
"La percentuale di malati gravi di questa recrudescenza - si legge nel post - appare minore rispetto a quella di marzo-maggio, ma aumentando il numero totale dei malati, si sapeva che si sarebbe arrivati a un aumento dei malati intensivi e sub-intensivi: nelle ultime 48 ore ho fatto consulenza, tra gli altri, a quattro malati che sono rimasti in pronto soccorso nel mio ospedale infilati nel famoso 'casco da Cpap' per almeno 24 ore prima di trovare un posto letto intensivo-sub-intensivo".
"Eppure a fine Maggio - continua - , i Primari di Rianimazione della nostra Area Vasta avevano fornito alle rispettive Direzioni Aziendali un prospetto molto semplice nel quale si specificavano, Ospedale per Ospedale, quali e quanti letti intensivi/sub-intensivi si sarebbero dovuti aprire in caso di recrudescenza pandemica, incrementando progressivamente il numero con la progressiva saturazione (80%)dei letti utilizzati. [...] Con amarezza devo dire che la nostra proposta, almeno qui a Pisa, è stata totalmente ignorata da chi nelle scorse settimane ha preso le decisioni relative a dove e quanti posti letto intensivi e sub-intensivi aprire e con quale personale, decisori tra i quali non ho trovato chi ha effettivamente lavorato a contatto con i malati nella fase di Marzo-Maggio".
Poi un piccolo sfogo: "I cittadini di Pisa e zone limitrofe dovrebbero non finire mai di ringraziare chi al P.S., medici, infermieri, oss e personale addetto alla sanificazione, li assiste come se fossero già ricoverati in un letto....che però non c’è". E poi conclude: "E' ovvio che all'aumentare della necessita' di posti letto intensivi/sub-intensivi si devono forzatamente ridurre quelle attività non di emergenza-urgenza, e cioè ridurre le attività chirurgiche di elezione rinviabili".
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