Quando terminò, con la resa della Repubblica fiorentina il 12 agosto 1530, la “Guerra dei Medici”, a spregio degli accordi di pace che prevedevano l’impunità per tutti combattenti, i vincitori: l’imperatore Carlo V e il papa Clemente VII, mai nome fu più inappropriato, lasciarono che si scatenasse la vendetta dei vincitori. I Medici tornarono a dominare Firenze e la Toscana fino all’avvento dei Lorena nel 1737.
La guerra sconvolse dal 1529 al 1539, tutta la Toscana e la Romagna toscana; vide all’opera per la difesa di Firenze il genio di Michelangelo Buonarroti, coinvolse condottieri spregiudicati e geniali come Malatesta Baglioni, uomini d’onore nel senso vero del termine come il Duca d’Orange. Si deve al bel libro di Alessandro Monti “La guerra dei Medici”, un resoconto preciso delle varie fonti storiche, una narrazione appassionata del “blitz” di Castelfiorentino e la presa di San Miniato al Tedesco; le gesta eroiche di Lorenzo Carnesecchi a Castrocaro, la morte di Francesco Ferrucci a Gavinana, il massacro di Lastra a Signa da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V, l’ imboscata di Montopoli dove fu vendicata la strage della Lastra.
Dal sacco di Empoli, all’assedio di Volterra, alla battaglia di San Donato in Polverosa a nord fuori le mura della città di Firenze, questo “romanzo” dove atti eroici e viltà si intrecciano mettendo a nudo in quella prima metà del Cinquecento, la fragilità dei patti, la ferocia dei combattenti, tutte le sfaccettature del potere sia laico che clericale, offre uno spaccato di vita terribile dietro la magnificenza delle corti e gli splendori delle arti.
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