"Ambiente, relazioni, turismo": i progetti dei tartufai di San Miniato

Nella stagione del tartufo bianco, ci sono novità dall'Associazione Tartufai delle Colline Sanminiatesi. Il sodalizio - che annovera più di 300 soci - rilancia la propria azione per quanto riguarda i trenta comuni della sua area, che spazia pure tra l'Empolese Valdelsa, il Cuoio e la Valdera. Vuole cercare di sviluppare un'opera di sollecitare e lavorare con amministrazioni, privati e pubblici per proporre una valorizzazione e una difesa delle aree tartufigene. L'obiettivo è anche avere un'unità a livello di identità in modo da poter dire la propria nel contesto italiano. In questo quadro stanno alcune iniziative pratiche messe in piedi dall'associazione.

La salvaguardia del territorio per conservare e preservare le aree è uno dei fini dei tartufai, che vogliono fare sistema anche per questo. "L'associazione ha come obiettivo manutenere le aree del tartufo, purtroppo non abbiamo risorse dalla regione ed è un problema importante" ha detto il presidente Renato Battini.

Come sta andando la stagione? Ancora Battini: "Inizialmente la raccolta era positiva ma i tartufi non erano di qualità. Negli ultimi giorni non ne sono trovati molti, tutto si è bloccato e speriamo che qualcosa si muova. L'interruzione potrebbe essere per via della pioggia. Siamo fiduciosi perché la stagione potrebbe essere in ritardo, per questo da tempo chiediamo di spostare la chiusura da fine dicembre a fine gennaio".

In questo momento siamo siamo tra i mille e i duemila euro al chilo per il tartufo bianco. La richiesta comunque rimane alta, hanno aggiunti i tartufai: "L'export è fermo, la situazione non aiuta anche se poi il mercato estero lo fanno i commercianti. Per il resto c'è comunque voglia di tartufo. È ovvio che con la carenza di prodotto il prezzo sale. Vediamo comunque molti giovani e tante donne avvicinarsi alla ricerca del tartufo".

Riguardo il tema delle tartufaie (per ora 7 attive) ha parlato Guido Franchi: "Per il turismo offrono una grande immagine. Abbiamo vaste zone in cui lavoriamo per la manutenzione e il miglioramento, ma i costi aumentano. Le tartufaie riservate in cui chiunque può entrare con un contributo possono essere quelle che possono portare avanti il tartufo bianco. Chi vuole può accedere con un contributo annuale. L'autocontrollo e l'autogestione di chi va a cercarli sono importanti. Prendiamo contatti a livello regionale per aumentare controlli".

L'associazione sostiene anche la candidatura all'UNESCO della cerca e cavatura del tartufo in Italia. Ha anche collaborato alla realizzazione di una carta geografica speciale, all'interno del progetto Terre di Pisa. Ma non è finita qui, ha affermato Andrea Acciai: "Vorremmo avvicinare i giovani ai nostri valori, entrando nelle scuole. Vorremmo pure stringere alleanze coi privati, penso per esempio a un connubio tra vino e tartufo, o a altri prodotti enogastronomici".

"Vogliamo ampliare le relazioni con chi è nel tartufo e non solo. Tartufo vuol dire anche arte, storia e sviluppo sociale, ma pure valorizzazione a livello turistico. Il tartufaio non è un depredatore, ma una sentinella del territorio. Abbiamo aderito a Toscana Pulita per progettare prevenzione e salvaguardia dell'ambiente, per ripulirlo in quanto direttamente interessato. Vogliamo definire un rapporto con le istituzioni, dare una organicità di relazione. Lavoriamo anche a una regolamentazione del marchio del tartufo sanminiatese" ha concluso Acciai, peraltro presidente Uratt.

Inoltre l'associazione sta pensando alla realizzazione di un house organ cartaceo e web. Ha inoltre creato un calendario del tartufo con i tartufai e i cani protagonisti. Infine c'è Enjoy Tartufo per promuovere anche la ristorazione, in modo da far relazionare a tavola tutti i soggetti del tartufo.

Gianmarco Lotti

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