Arriva da Pisa la scoperta di un nuovo biomarcatore plasmatico, l’Oncostatina M, per la terapia farmacologica del morbo di Crohn. Sarà così sufficiente un’analisi del sangue per ottimizzare e personalizzare il trattamento di questa grave patologia infiammatoria intestinale. La ricerca pubblicata sulla rivista “Alimentary Phamacology & Therapeutics” è stata condotta da un gruppo di medici e docenti dell’Università di Pisa e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (AOUP).
Come ha evidenziato lo studio, coordinato dal dottor Lorenzo Bertani dottorando in Scienze Cliniche e Traslazionali dell'Ateneo pisano, i pazienti che avevano una concentrazione plasmatica di Oncostatina M più bassa prima dell'inizio del trattamento rispondevano meglio all'anticorpo monoclonale infliximab, un farmaco impiegato per trattare una serie di malattie autoimmuni fra le quali il morbo di Crohn. Il miglioramento è stato documentato sia in termini di remissione clinica della malattia che di guarigione della mucosa intestinale.
“I risultati - spiegano Matteo Fornai e Luca Antonioli, ricercatori dell’Università di Pisa - rappresentano a nostro avviso una scoperta di primaria importanza nell'ambito della cosiddetta medicina di precisione, in cui l'impiego di biomarcatori specifici consente di ottimizzare terapie farmacologiche per il trattamento di patologie importanti come le malattie infiammatorie croniche intestinali”.
Lo studio ha coinvolto 45 pazienti con malattia di Crohn da moderata a grave in cura presso il Percorso dipartimentale per le malattie infiammatorie croniche intestinali dell’Ospedale di Cisanello (Pisa). In particolare hanno collaborato alla ricerca per l’Ateneo pisano Santino Marchi, Massimo Bellini, Nicola De Bortoli, Lorenzo Bertani, Gherardo Tapete e Giovanni Baiano Svizzero del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, e Corrado Blandizzi, Matteo Fornai, Luca Antonioli, Laura Benvenuti, Laura Baglietto e Marco Fornili del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale; per l’AOUP Francesco Costa, Maria Gloria Mumolo e Linda Ceccarelli del Percorso dipartimentale per le malattie infiammatorie croniche intestinali, Dipartimento di Chirurgia Generale e Gastroenterologia.
Link all’abstract dell’articolo: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32506635
Fonte: Università di Pisa
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