Il porto di Livorno, insieme a quelli di Gioia Tauro e Bari, erano diventati i punti di riferimento del mercato internazionale di stupefacenti gestito dalle cosche vibonesi, che acquistavano ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia, dal Brasile, dalla Bolivia o dall'Argentina per venderli poi su territorio nazionale. La procura di Catanzaro ha concluso le indagini per 70 indagati.
La cosca Mancuso gestiva l'approvvigionamento di cocaina con le cosche dei Piscopisani, le famiglie Accorinti di Zungri, i Grillo e gli Iannello di San Giovanni di Mileto ed anche le consorterie reggine come i Bellocco di Rosarno, i Pelle, i Nirta, i Giorgi, ed i Giampaolo di San Luca, gli Ursino ed i Demasi di Gioiosa Ionica, e i Gallace di Guardavalle, nel Catanzarese. I reati contestati risalgono al periodo tra il 2009 e il 2011. La cocaina poteva essere inserita in listelli di legno che partivano in container dal porto di Assuncion in Paraguay e attraccavano a Gioia Tauro.
Nel 2009 sono stati trasportati 350 chili di cocaina proveniente dalla Bolivia, in una container che trasportava lattine di palmito. Nel 2010 un altro in cui era nascosto lo stupefacente container trasportava telai per macchinari agricoli. I clan trovavano sovente "ospitalità" in capannoni messi a disposizione per un provvisorio stoccaggio della droga.
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