Nobel per la Pace ai sanitari italiani, la proposta di Lisa Clark

Lisa Clark ha presentato la campagna di adesione per attribuire il Nobel per la Pace ai Sanitari italiani.

Americana, da tanti anni vive in Toscana, Co-presidente dell’International Peace Bureau, organizzazione umanitaria premiata con Nobel per la Pace nel 1910, e rappresentante italiana di Ican -Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, iniziativa che ha ricevuto il Nobel per la Pace 2017, ha partecipato a Piacenza il 2 ottobre all’iniziativa “Covid19 – Trasformare il dolore in memoria”.

A Piacenza, venerdì 2 ottobre, presso la sede della Fondazione Gorbachev e del Segretariato dei Premi Nobel per la Pace, Clark ha rilanciato la missione di portare al massimo riconoscimento mondiale il personale sanitario italiano che ha affrontato la pandemia in condizioni durissime e spesso proibitive.

“Ho riconosciuto quell’Italia che mi ha fatto innamorare; il sostegno a chi è in difficoltà, il senso di comunità, il fatto che tutti volessero aiutare” ha detto Clark, che durante l’emergenza ha guidato le ambulanze.

“La candidatura del corpo sanitario italiano incarna lo spirito con il quale lavorano le associazioni con le quali collaboro, è una continuazione della storia che mi ha portato fin qui. Come co-presidente dell’ International Peace Bureau, ho il diritto di nominare un candidato e a gennaio 2021 candiderò il corpo sanitario nazionale italiano”.

Il prof Mauro Paladini, Professore Ordinario di diritto privato presso l’Università di Brescia, primo firmatario della candidatura ha detto: “Vogliamo esprimere il ringraziamento nei confronti di chi ha affrontato il virus. Auspichiamo che tutto il Paese possa unirsi a questa campagna”.

Testimonial dell’evento è stato il Dott Luigi Cavanna, Direttore dell’Oncoematologia dell’Ospedale di Piacenza e componente del direttivo del Collegio Italiano dei Primari di Oncologia Medica Ospedalieri (CIPOMO), primo medico che comprese come la battaglia si doveva condurre e vincere sul territorio e non negli ospedali oramai collassati nell’emergenza.

Cavanna ha curato oltre 250 pazienti oncologici a domicilio, pazienti che proprio perché portatori di tumore molto difficilmente avrebbero trovato spazio nelle terapie intensive o in ospedale. Ha creato la prima unità mobile, composta da medico ed infermiere, che si recava al domicilio del paziente.

Dopo la dimostrazione dell’utilità di questo modello la Regione Emilia-Romagna lo ha adottato chiamandolo Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), e questo tipo di organizzazione è stato successivamente adottato anche dalle altre Regioni.

“Mi piace la definizione di corpo sanitario perché indica l’insieme di professionisti, dai barellieri ai volontari ai medici agli infermieri e anche agli amministrativi - ha detto Cavanna -; questa pandemia ha creato un fronte unico che non si era mai visto prima. In Italia è stato diagnosticato il primo caso in Occidente grazie all’intuizione di una giovane dottoressa: all’inizio si pensava che il nostro Paese fosse quello più in difficoltà, invece ne stiamo uscendo meglio”.

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