Cuoio, Cgil e Cisl: "Tre mesi di arretrato sulla cassa integrazione. Possibile ripartenza a febbraio 2021"

(foto gonews.it)

La situazione nella Zona del Cuoio non è delle migliori se si parla di lavoro. L'emergenza Covid-19 si è fatta sentire e lo farà ancora per molto, come hanno sottolineato i sindacati. "La ripartenza potrebbe avvenire a febbraio 2021, lavorando sulla stagione invernale 2021-22" hanno affermato Loris Mainardi e Marcello Familiari, rispettivamente di Filctem Cgil e Femca Cisl. Per il distretto del cuoio saranno mesi difficili, anche perché le prospettive di agosto e settembre non sembrano positive: si va verso la fine del blocco dei licenziamenti (metà agosto, ma c'è fiducia per un prolungamento) e soprattutto qualche azienda vacilla.

Poi c'è la questione della cassa integrazione, che non è affatto secondaria. Da cassa a licenziamento quanto è breve il passo? "C'è questo timore" - hanno detto dai sindacati - "ma registriamo anche che qualcosa si sta muovendo, non tantissimo ma un po' sì". Tornando alla cassa integrazione, i numeri non fanno sorridere se si estrapolano i dati dell'Inps per il Pisano: erano 6.999 le richieste per la cassa, delle quali 6.602 approvate, in data 30 giugno 2020. Il 24 luglio, ovvero domani, molte aziende, tra l'altro, concludono le canoniche diciotto settimane previste per la cassa in emergenza Coronavirus.

Mainardi e Familiari hanno colto la palla al balzo per una richiesta importante: "Serve uno strumento unico per la cassa. Non lo diciamo per prendere le parti di aziende o Inps, ma per facilitare il tutto. Il Governo ha fatto una variante sulla cassa ordinaria e ha creato la cassa covid ma c'è confusione". È cosa ormai risaputa che nel Cuoio i lavoratori sono in arretrato di 3 mesi. Il problema è dovuto anche all'organizzazione all'interno delle aziende perché "molte l'hanno presa per una cassa ordinaria, i modelli sono arrivati tardi all'Inps e ci sono stati clamorosi ritardi".

Questa crisi è qualcosa di mai visto, o almeno mai immaginato. Anche i sindacati lo sanno e per questo vogliono venire incontro a aziende e lavoratori: "Per andare avanti e snellire tutto, serve davvero uno strumento unico per la cassa. Dobbiamo avere la certezza anche dell'immediatezza dei fondi, non è possibile che ci siano arretrati, per esempio, di aprile, maggio e giugno e forse qualcosa venga saldato solo a inizio agosto. I tempi sono maturi per cambiare".

C'è stato spazio anche per un discorso sulla cosiddetta moda slow, quella che lo stilista Armani ha detto di voler "riportare all'essenziale". Mainardi e Familiari hanno le idee chiare: "Siamo d'accordo con Armani da un punto di vista etico, ma non spostiamo lo sguardo da un fattore importante: con quell'approccio lì l'impatto sul sistema occupazionale sarebbe devastante. Potrebbe perdere il posto metà dei lavoratori circa".

Gianmarco Lotti

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