Regionali 2020, l'intervista a Fattori (TaS): "Giani e Ceccardi sfumature dello stesso modello. Noi alternativa di sinistra"

Tommaso Fattori
Tommaso Fattori
È un voto 'caldo' quello delle prossime Elezioni Regionali in Toscana. Non solo perché la campagna elettorale si terrà in piena estate, ma anche perché il centrodestra vede la possibilità di poter mettere le mani per la prima volta sulla 'roccaforte rossa'; e caldi, dato quel che c'è in gioco, saranno anche i toni della campagna elettorale.
gonews.it ha posto alcune domande ai sei candidati delle Regionali 2020 con altrettante interviste a cura di Giovanni Mennillo. Di seguito l'intervista al candidato di Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori.

"Il PD ha cambiato forma e sostanza", nasce da qui la ormai consolidata spaccatura della sinistra in Toscana che ha portato già nel 2015 Tommaso Fattori a candidarsi come alternativa al PD. A cinque anni di distanza Fattori ci riprova, puntando ancora su 'Toscana a Sinistra', il progetto politico che in questi anni è "cresciuto aggregando liste di cittadinanza, organizzazioni politiche e persone attive su questioni ambientali e del lavoro, anche tanti delusi del M5S". Un progetto "ibrido e regionale", in bilico tra i suoi punti di forza, il radicamento sui territori, e la sua debolezza, l'assenza di un referente nazionale.

La scelta di presentarsi ancora una volta da soli, però, è presentata come una conseguenza politica 'naturale': nase dall'opinione che "Giani e Ceccardi sono d'accordo su tutto [...] sul maggior ruolo del privato in sanità, sulla “autonomia differenziata”, sulle mega-opere inutili come l'aeroporto, sugli inceneritori o sui soldi alle scuole private". I due candidati rappresenterebbero quindi due "sfumature diverse del medesimo modello economico-sociale" a cui Toscana a Sinistra intende rispondere con infrastrutture sostenibili e "utili", nonché un piano complessivo di 'potenziamento del pubblico', dall'acqua alla Sanità, fino alla riappropiazione dei servizi esternalizzati.

Fattori punta ad "un risultato a due cifre", mentre a chi sostiene che si tratti di "voti persi" a vantaggio della destra risponde che "è bene votare per il programma in cui si crede" rivendicando il ruolo delle opposizioni in democrazia: "In questi anni siamo riusciti a far di più dall’opposizione, anche in termini di leggi e proposte approvate, a riprova che un’opposizione preparata e propositiva è fondamentale in democrazia e può incidere moltissimo".

Il progetto di Fattori, che ha trovato il sostegno di Rifondazione e Potere al Popolo, ambisce a rappresentare una sinistra che, però, quando si guarda allo specchio (delle elezioni) si mostra sempre più divisa e ricca di sfumature: oltre Tommaso Fattori, infatti, è certa la candidatura di Salvatore Catello del PC e probabilmente di Marco Barzanti per il PCI.

L'intervista completa a Tommaso Fattori

1) Lei fu candidato anche nel 2015, cosa è cambiato da allora?

E’ cambiato il contesto, dato che ci troviamo in mezzo ad una gravissima recessione. La vecchia politica, rappresentata da PD e Lega, non è in grado di proporre soluzioni all’altezza del problema e vaneggia, ad una sola voce, di grandi opere inutili e cemento, olimpiadi e formula1. Francamente si tratta di una classe dirigente inadeguata alla sfida che abbiano davanti. Occorre creare ora e subito posti di lavoro, assumendo in settori pubblici strategici come la sanità e finanziando piccole opere utili al territorio, e serve una regione imprenditrice e innovatrice, che in collaborazione con la ricerca universitaria e le comunità locali favorisca la conversione ecologica e la creazione di nuovi comparti produttivi strategici, capaci di dare lavoro di qualità e non precario. Un tema, questo della regione imprenditrice, che ponemmo come centrale anche nel 2015, e posso dire che fummo preveggenti.

Quanto a Toscana a Sinistra, in questi anni è cresciuta, aggregando liste di cittadinanza, organizzazioni politiche e persone attive su questioni ambientali e del lavoro, anche tanti delusi del M5S. Il nostro è un progetto costruito, giorno dopo giorno, insieme alle tante persone che chiedono una svolta verde e di giustizia sociale per la nostra regione. 

2) Quali sono le cinque priorità del programma di Toscana a Sinistra?

Le priorità sono articolate in 5 dimensioni. La prima è la dimensione sociale, dove occorre rafforzare la sanità pubblica e prevedere un piano speciale di case popolari per dare un tetto a chiunque ne ha bisogno. C’è poi la dimensione economico-produttiva, dove occorre orientare gli investimenti pubblici per la creazione di lavoro stabile, la conversione ecologica delle produzioni e la ricostruzione di settori produttivi strategici, assieme alla transizione verso un’agricoltura priva di pesticidi. Vi è anche la dimensione ecologica in senso stretto, che significa strutturare una vera economia circolare, lasciandoci alle spalle l’incenerimento nelle forme vecchie e nuove come la gassificazione, costruendo al contempo una filiera per il recupero di materia dai rifiuti.  E vi è una dimensione infrastrutturale, che significa finanziare opere utili e diffuse. La quinta e ultima dimensione è quella dell’unità territoriale, serve un piano speciale per le isole, la costa, le aree montane e le periferie perché vogliamo una Toscana unica, dall’Appennino al mare, senza territori di serie A e di serie B.

3) La sinistra è 'spaccata', o meglio sembra semplicemente 'diversa'. In che modo siete alternativi a Giani? Perché parte della 'sinistra non-Pd' non ha abbracciato il vostro progetto?

Il PD, nel corso del tempo, ha emulato l’avversario e ha cambiato forma e sostanza. Se guardiamo alle principali materie di cui si occupa la Regione, il candidato di Renzi, Giani, e la candidata di Salvini, Ceccardi, sono d’accordo pressoché su tutto: sul maggior ruolo del privato in sanità, sulla così detta “autonomia differenziata”, sulle mega-opere inutili e dannose come l’aeroporto e nuove autostrade, sugli inceneritori o sui soldi alle scuole private. Non bisogna guardare le etichette ma la sostanza dei progetti politici. C’è poi un pezzo del PD che si è scisso dal PD e che ora si ripresenta in alleanza con il PD e non mi pare una gran sorpresa. Gli si potrebbe semmai chiedere perché non sono rimasti a suo tempo nel PD, ma che ne siano un satellite è tutto sommato naturale.

4) Infrastrutture, sanità e servizi sociali: queste sembrano le grandi spaccature nella sinistra. Su questi tre punti quali sono i vostri progetti? (può fare degli esempi specifici)

Serve un serio investimento infrastrutturale, che finanzi piccole opere utili per il contrasto del dissesto idrogeologico, raddoppi i binari unici, permetta la manutenzione delle strade e dei ponti usati ogni giorno dai cittadini, che altrimenti crollano come è accaduto ad Albiano. Così come serve l’infrastrutturazione digitale dell’intera regione. Insomma, l’opposto delle mega opere inutili come il nuovo aeroporto di Firenze volute da PD-IV e destra. Quanto ai servizi pubblici, noi ne chiediamo la ripubblicizzazione. La nostra proposta di legge per la ripubblicizzazione dell’acqua, la prima presentata in consiglio regionale, è stata lasciata a marcire in un cassetto. Rispetto alla sanità, abbiamo contrastato la riforma accentratrice voluta dall’assessora Saccardi e vogliamo rafforzare il tessuto della sanità territoriale pubblica, riaprire presidi chiusi, avviare nei territori le Case della Salute, secondo il modello previsto nella legge proposta da Toscana a Sinistra e approvata dal Consiglio regionale in questa fine di legislatura. Chiediamo anche la reinternalizzazione di tutti i servizi esternalizzati, un modo concreto per assicurare lavoro stabile.

5) La roccaforte rossa sembra sempre più 'rosa', Giani si è da subito presentato come un moderato e un aggregatore: è anacronistico pensare di invertire la tendenza?

La parabola politica di Giani va da Bettino Craxi a Matteo Renzi. E’ certamente un candidato che piace a larga parte del mondo del centrodestra, specialmente nell’area fiorentina, e questo gli fa perdere consensi a favore di Toscana a Sinistra, un fatto oggettivo che gli sta imponendo un cambio nella strategia comunicativa. Detto questo, non definirei moderati né Giani né Ceccardi. Per me è estremista affermare che si usano ruspe o carri armati per imporre un inceneritore, per me è estremista insistere sulla realizzazione di un aeroporto dentro una piana iperifrastrutturata e dopo varie sentenze della magistratura. Mi sento molto molto più moderato io a sostenere la necessità di una svolta ecologista e sociale per assicurare un futuro alla Toscana e al pianeta.

6) I sondaggi al momento vi darebbero intorno al 7%, a cosa puntate?  Cosa rispondete a chi sostiene che si tratta di "voti persi" per la sinistra a vantaggio del centrodestra? 

Puntiamo ad un risultato a due cifre e perché no, ad arrivare al ballottaggio! Nel 2015 i sondaggi ci attestarono a lungo su percentuali bassissime, scoraggiando tanti elettori, e il 6,3% fu per molti un risultato inaspettato, ma non per noi. Adesso siamo dati attorno al 7% e vogliamo raddoppiare. Ma certamente sta iniziando la guerra dei sondaggi e le forze politiche danarose cercheranno di commissionare sondaggi farlocchi, per orientare l’opinione pubblica. Quanto ai presunti voti persi, è bene votare per il programma in cui si crede, in questi anni siamo riusciti a far di più dall’opposizione, anche in termini di leggi e proposte approvate, di tanti che stavano in maggioranza, a riprova che un’opposizione preparata e propositiva è fondamentale in democrazia, e può incidere moltissimo. In ogni caso il voto perso è quello dato a due schieramenti che propongono sfumature diverse del medesimo modello economico-sociale. Aggiungo che saremo anche l’unico progetto politico a batterci per il no al referendum sul taglio delle democrazia: si devono ridurre gli stipendi e i benefit dei parlamentari, non il loro numero. Ora tanti territori già dimenticati saranno ancor più marginalizzati e privati di rappresentanza in Parlamento, e il pluralismo delle idee sarà colpito al cuore.

7) Nel caso di un ballottaggio Giani-Ceccardi dareste indicazioni di voto per Giani?

Queste saranno elezioni strane, perché si terranno a fine estate, perché ci sarà una certa percentuale di voto disgiunto, come è già accaduto in Emilia Romagna da parte dell’elettorato M5S verso il candidato PD, e perché la nostra legge elettorale regionale prevede il ballottaggio. Ma ci presentiamo alle elezioni per vincerle, in questo caso per raggiungere colui che tutti i sondaggi danno unanimemente per favorito, ossia Giani, e andarci noi al ballottaggio contro di lui.

8) Toscana a Sinistra è una realtà politica ormai consolidata, ma priva di una solida rappresentanza nazionale. Questo secondo voi vi penalizzerà?

Toscana a Sinistra è un progetto regionale ed è un progetto ibrido, con varie anime: tante liste di cittadinanza, persone con radici nell’associazionismo, nel sindacato, nei movimenti, nei comitati, nel volontariato e anche forze politiche di sinistra ed ecologiste. La mancanza di un progetto corrispondente a livello nazionale certamente ci indebolisce molto, specialmente in un’epoca in cui la parte più ampia e più distratta dell’elettorato si orienta sopratutto sulla base dei talk show o dei “brand” presenti sul “mercato” nazionale della politica. Questo è il nostro tallone d’Achille, viceversa la nostra forza sta nelle radici territoriali e nel grande lavoro fatto insieme in questi 5 anni.

9) L'emergenza COVID e la sua gestione inciderà sulle prossime elezioni regionali?  

Certamente sì, anche se non è chiaro capire come, dato che ci sono molte variabili e incognite. Certo è che andremo al voto quando si dispiegheranno con maggior forza gli effetti disastrosi della crisi in corso, il che significherà perdita di posti di lavoro, emergenza sociale, maggior povertà. Una situazione che non avvantaggia chi governa. Allo stesso tempo vedremo cosa accadrà in una regione come la Lombardia, governata dalla Lega, e maglia nera mondiale per assoluta incapacità di gestione dell’emergenza Covid19. Non escludo che possano esserci risvolti giudiziari clamorosi rispetto a quel disastro, una situazione che darebbe un durissimo colpo alla destra.

10) Cosa deve imparare la politica dall'emergenza Covid-19? Può essere quella attuale anche un'opportunità per pensare un nuovo modello politico anche a livello regionale?

Il primo insegnamento è rafforzare i servizi pubblici per rispondere ai bisogni fondamentali delle persone. Quando si sta male si ha bisogno di una sanità pubblica di qualità in tutti i territori. Allo stesso modo i nostri figli devono trovare posto in un asilo pubblico e poi avere un’istruzione adeguata. Insomma, occorre assumere in settori fondamentali. Avremmo affrontato diversamente questa epidemia se non avessimo definanziato  il sistema sanitario e la scuola pubblica, che ora resta chiusa mentre riaprono stadi e discoteche. O se non avessimo privatizzato la gestione delle RSA, facendo diventare la terza età un business e gli anziani le nuove galline dalle uova d’oro. O se non avessimo distrutto i diritti del lavoro rendendolo strutturalmente precario, al punto che sono tantissime le persone rimaste improvvisamente senza un reddito e senza diritti. Questo è il momento di lasciarci alle spalle il vecchio mondo usando anche la spesa in deficit per finanziare welfare e lavoro stabile, per essere una regione imprenditrice capace di individuare settori strategici su cui investire e per accelerare la conversione ecologica delle produzioni. Più che un nuovo modello politico, serve un nuovo modello economico e sociale, per costruire insieme una Toscana felice.

A cura di Giovanni Mennillo

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