Fp Cgil interviene sul 'Contributo solidale' e prelievo di solidarietà.
Prima, le parole del neopresidente di Confindustria Firenze, che pochi giorni fa ha sostenuto che i dipendenti della pubblica amministrazione in smart working avrebbero dovuto dare un “contributo solidale”. E più di recente sono arrivate anche le confuse e contraddittorie dichiarazioni del presidente di Cna Firenze Giacomo Cioni, che parte da un attacco alle procedure di Inps e Inail e finisce con il chiedere un prelievo di solidarietà dagli stipendi dei lavoratori dei rispettivi enti in smart working.
Che la pandemia abbia determinato una crisi economica di cui ancora non se ne conosce la portata è cosa nota, ma non capiamo perché per l’ennesima volta si mettano sotto attacco i lavoratori pubblici, a meno che non si voglia ingenerare una guerra tra categorie. L’impressione è che si cerchi di distrarre l’attenzione da problemi ben più grandi che Cna e Confindustria non sanno (o non vogliono) affrontare. Infatti il tenore delle dichiarazioni è sempre lo stesso: accuse riguardanti l’utilizzo non corretto (tutto da dimostrare) delle banche dati, accuse che poi sistematicamente sono riversate come colpe dei dipendenti che, per questo, dovrebbero essere puniti con una sorta di prelievo forzoso. Si tratta di “colpe” che le lavoratrici e i lavoratori non hanno e che non possono avere in quanto dipendenti di enti esecutori i quali, in quanto tali, applicano le leggi approvate in Parlamento. Non esiste discrezionalità nel richiedere o meno la documentazione necessaria per il riconoscimento di un diritto e per il pagamento di un prestazione.
Le soluzioni proposte da Cioni si riducono a mettere le mani in tasca ai dipendenti Inps e Inail imponendo loro un contributo di solidarietà. Nessuno sforzo propositivo per risolvere le eventuali problematiche ma, come ormai di moda, si individua un nemico, un colpevole, un capro espiatorio che deve essere punito. In una situazione economica difficilissima, nella quale le imprese si preparano a licenziare, l’operazione per distrarre l’attenzione è quella di inventarsi un contributo di solidarietà che però assume la forma di un prelievo forzoso che ha il valore di una punizione: si vorrebbero punire i dipendenti di Inps e Inail per la sola colpa di aver mantenuto il proprio lavoro (senza dimenticare che i lavoratori pubblici hanno aspettato 10 anni per vedersi rinnovato il contratto di lavoro).
E quindi tutto il lavoro fatto dai lavoratori di Inps e Inail in questi mesi finisce coperto dal polverone sollevato da polemiche che sicuramente hanno altri obiettivi. Si guardino i numeri delle decine di migliaia di prestazioni erogate in questi mesi: essi rappresentano una mole di lavoro del tutto inusuale, affrontata con strumenti e un’organizzazione modulati sulla normalità e non adatti ad un evento così deflagrante com’è stata l’epidemia da Coronavirus. L’impegno e i risultati ottenuti meriterebbero un plauso, non una condanna.
Fonte: Cgil Toscana e Firenze - Ufficio Stampa
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