Proprio mentre la bozza del Decreto Semplificazioni sta per essere portata in Consiglio dei Ministri, Inail e Inps di Firenze (ma la situazione si sta ripetendo o sta per ripetersi su scala nazionale) scagliano una mole di adempimenti burocratici del tutto inutili su quelle stesse imprese che lo Stato ha chiuso per decreto nei mesi scorsi e che ben conosce tramite i "famigerati" codici Ateco.
Ricordate la sospensione dei pagamenti contributivi? Bene, i due enti, in barba all’accesso diretto che essi stessi hanno a cassetti previdenziali e posizioni varie delle imprese, stanno richiedendo alle aziende stesse (circa 41mila a Firenze) di comunicargli l’avvenuto non versamento e i riferimenti normativi su cui poggia, per di più con metodi da burocrate di inizio ‘900.
Inail chiede di comunicargli (se non altro online) l’avvenuta sospensione di versamenti e adempimenti, nonché le disposizioni normative che ne sono alla base, che sono ben 8, indicando, senza margine di errore (la domanda può essere inviata una sola volta), se si sia usufruito dell’art 61. Commi 1 e 2 del DL 18/2020, convertito in legge 27/2020, oppure del comma 5 oppure dell’art. 62 comma 2 lettera C e così via.
Inps, per cui evidentemente la parola digitalizzazione è termine astruso, richiede invece, per lo stesso motivo, una dichiarazione sostitutiva di atto notorio su prestampato da compilare rigorosamente a mano.
Le ripercussioni? Costi aggiuntivi per le imprese, indiretti come tempo sottratto al lavoro e diretto visto che per il disbrigo delle pratiche molte delle imprese dovranno ricorrere a personale qualificato esterno, ed un lockdown supplementare e del tutto inatteso per circa i 2/3 imprese fiorentine delle costruzioni e impianti (circa 10mila) oltre ad ogni altra impresa fornitrice della Pubblica Amministrazione che, trovandosi a loro insaputa, con un Durc (il Documento Unico di Regolarità Contributiva) irregolare, si vedranno bloccare le commesse.
“Paradossale. Inps e Inail hanno, come da loro comunicato in più occasioni, sistemi informatici all’avanguardia ed accesso ad ogni dato per individuare sia le sospensioni che i riferimenti normativi su cui poggiano e, in conseguenza, annullare ogni irregolarità nei Durc. Allora, o non vogliono o non possono farlo perché lo smart working non lo consente. Delle due, l’una e nessuna è accettabile” commenta Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana.
“Si fa un gran parlare, in questi giorni, dei dipendenti della Pubblica Amministrazione e, indubbiamente, costituiscono una delle poche categorie che non hanno pagato pegno alla crisi economica provocata dal Covid-19, mentre i dipendenti del settore privato sono ancora in attesa di cassa integrazione, gli imprenditori hanno fatturati bloccati da marzo e le loro famiglie ne pagano lo scotto. In tal senso, vista la situazione di crisi in cui ci troviamo e che ancora non ha toccato il suo punto più basso, non trovo scandalosa la proposta di un contributo di solidarietà sul pubblico escludendo la sanità e chi è stato in prima linea, assolutamente parametrato sul reddito, in modo che si prevedano anche esenzioni, visto che la categoria è ampia e si va dagli stipendi medio bassi a quelli indecenti - prosegue Cioni – Quel che è certo e indiscutibile è che il pubblico debba lavorare a dovere, a distanza o in presenza, e non scaricare su altri, in questo caso le imprese, quelli che sono i suoi compiti”.
Una recente indagine condotta da CNA nel periodo pre Covid su un campione dei suoi associati attesta che per il 62,4% degli intervistati la burocrazia è uno tra i vincoli principali alla competitività delle imprese, a causa della complessità delle norme (indicata al 67,8% come il problema principale alla base del carico burocratico), del numero elevato di informazioni richieste e dalla lentezza della PA. Una complessità, data da norme poco chiare (la tecnica legislativa è per lo più comprensibile solo agli addetti ai lavori) e stratificate nel tempo in diversi provvedimenti (molto spesso frutto di interventi normativi d’urgenza e non sistematici per settori), che alcuni comparti, quelli più regolamentati, come edilizia e servizi, soffrono di più, indicandola come “bestia nera” nel 74,3% e 71,4% dei casi. Un vero e proprio costo per le imprese: indiretto come tempo sottratto al lavoro (3 giorni al mese per il 41,3% delle imprese e fino a 5 per il 32,2%) e diretto visto che per il disbrigo delle pratiche burocratiche il 16,5% delle imprese ricorre a personale qualificato esterno.
Fonte: Cna Firenze
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