Abbiamo letto con stupore le parole, inaccettabili, del neopresidente di Confindustria Firenze Maurizio Bigazzi su smart working e lavoro pubblico.
Intanto, una volta per tutte, basta con l’idea che lo smart working abbia minor valenza e dignità rispetto al lavoro ‘tradizionale’, e questo vale sia per i lavoratori privati che pubblici. Lo smart working non è stare 'in ferie’, è lavoro a tutti gli effetti e anzi piuttosto ha bisogno di essere normato; su questo Bigazzi può chiedere lumi soprattutto alle tante donne che in telelavoro hanno visto peggiorare le possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro. Altro che ‘contributo di solidarietà’.
Inoltre, è intollerabile mettere di nuovo nel mirino i lavoratori del pubblico che sono fondamentali per la tenuta del nostro Paese, come è stato dimostrato una volta di più con la gestione dell’emergenza Covid. Il maggior problema del lavoro pubblico, semmai, è che in questi anni ci sono stati troppi tagli alla sanità, alla scuola, alla pubblica amministrazione e ad altri settori. Tagli figli dell’idea che il lavoro pubblico non sia utile. Idea sbagliata e smentita dai fatti, perché il lavoro pubblico è un bene pubblico da difendere ancora più di prima. Bisogna investire sulla digitalizzazione del Paese, forse questo servirebbe a ‘semplificare’ senza bisogno di invocare continuamente commissari e deregolamentazioni, che prima di tutto peggiorano le condizioni di lavoro e producono competizione sleale tra le stesse imprese .
Paola Galgani, segretaria generale Cgil Firenze
Ufficio Stampa Cgil Toscana e Firenze
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