Acciaierie Jsw Steel, Rossi: "Lo Stato deve entrare nella società per accelerare gli investimenti"

enrico rossi processo

“Una presenza dello Stato nei settori strategici dell’industria nazionale penso che sia necessaria. Se ne discute anche in Europa”. Rossi lo dice al termine di un pomeriggio passato alle acciaierie Jsw Steel di Piombino assieme alla sottosegretaria del ministero dello sviluppo economico Alessia Morani: prima l’incontro con il management della società e poi con i sindacati. Lo dice sollecitato dalla domanda di un cronista sulla durata dell’annunciato piano industriale ponte che potrebbe essere presentato in queste settimane e su quanto a lungo lo Stato, magari attraverso proprio Cassa depositi e prestiti o in un altro modo, debba rimanere all’interno della compagine societaria delle acciaierie.

“Quando uscire sarà qualcosa da valutare successivamente – si sofferma -, ma qualche riflessione andrà fatta su come la privatizzazione dei grandi asset pubblici non abbia portato bene al nostro Paese”. “Abbiamo abbandonato settori – prosegue  Rossi - dove l’Italia eccelleva e i tentativi di rilancio, anche nella siderurgia, attuati dal capitalismo non sono stati in grado di produrre i risultati attesi

Parole chiare, come quelle in cui il presidente della Toscana reclama un impegno netto e deciso da parte della proprietà in questa fase, sia pur difficile da un punto di vista congiunturale  per la produzione di acciaio e complicata dal blocco delle attività per via dell’emergenza Covid.

I sindacati avevano sottolineato a più riprese, durante le riunione, come siano passati due anni dall’arrivo dell’imprenditore indiano e di investimenti se ne siano visti ben pochi. Anche Rossi reclama il mantenimento degli impegni. “L’anno scorso ad agosto – ricorda – abbiamo fatto le corse come Regione per garantire i permessi che avrebbero dovuto permettere  un investimento dell’azienda da 30 milioni di euro per  un nuovo laminatoio. La nostra parte l’abbiamo portata a termine, ma quell’investimento ancora non l’abbiamo visto. Siamo anche disposti a dare contributi, oltre che sulle bonifiche, pure per interventi di carattere ambientale. Ma ci deve essere anche impegno da parte dell’azienda”. E l’ingresso nella compagine societaria di Cassa Depositi e Prestiti, soluzione che aveva ipotizzato e proposto al presidente proprio Rossi, potrebbe finalmente permettere, si augura il presi dente, “un controllo sullo sviluppo dei progett che al momento non è stato quello che avremmo desiderato”.

Invita Rossi a guardare di nuovo all’Europa: “Le risorse del Just Transition Fund sono lì a disposizione per la riconversione ecologico della produzione dell’acciaio. Lo ha detto anche Timmermans. E produzione verde e pulita vuol dire forni elettrici”.

Intanto a breve sarà presentato il piano ponte. Rossi è fiducioso. Ritiene che sia lo strumento giusto in questa fase e che entro agosto si possa arrivare ad un chiarimento definitivo.

“Il forno elettrico non è uscito dai nostro radar” tranquillizza la sottosegretaria Alessia Morani, che ricorda i 100 milioni che fino ad oggi Governo e Regione hanno messo sul tavolo per il rilancio del polo produttivo. E il punto è proprio quello: la produzione autonoma di acciaio. Senza, anche per i sindacati, non ci può essere futuro per Piombino. “E’ un investimento, non il solo, fondamentale e strategico per il rilancio dell’economia della città” ribadisce Rossi.

IL 23 aprile 2014, sei anni fa, le acciaierie hanno spento l’altoforno. Pochi anni prima i russi, da poco subentrati, avevano lasciato la guida della società, che ancora oggi conta 1800 dipendenti diretti, che lavorano a rotazione tre o quattrocento per volta, ma che, con l’indotto e le maestranze di altre aziende, arrivano almeno a quota 5000.

Ma con una produzione autonoma, nuovi laminatoi, la logistica e gli investimenti fatti sul porto che possiede fondali di venti metri Piombino può essere ancora competitiva. Soprattutto per la produzione di rotaie, che ancora si vendono bene e c’è domanda e visto che è l’unico impianto in Italia in grado di farle.  Lo ribadisce anche il consiglio regionale (e a suo tempo sindaco della città) Gianni Anselmi. Bene dunque l’iniezione di liquidità, per superare la fase difficile. Bene, dice il consigliere regionale, il piano ponte. “Ma deve portare – sottolinea - al forno elettrico: quello deve rimanere l’orizzonte”.  E reclama il mantenimento di tutti gli impegni assunti da parte dell’azienda.

La pensa allo stesso modo anche la sottosegretaria. “L’impegno di Cassa depositi e prestiti – chiarisce - sarà proporzionale e andrà di pari passo rispetto agli impegni della società e il traguardo rimane la ripresa della produzione d’acciaio”.  Intanto venerdì al ministero proseguono gli incontri con l’azienda e le istituzioni.

Conclude Rossi: “La sottosegretaria Morani sta avendo l’atteggiamento giusto. In dieci anni, da quando mi occupo delle acciaierie di Piombino, è la seconda volta che un esponente del Governo viene, fa una visita, ascolta e cerca di capire quali sono i problemi. Questo mi fa ben sperare bene per il futuro”.

 

Fonte: Regione Toscana

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