Ihp: "Riparte l'ippica e ricominciano le morti dei cavalli"

Il 25 maggio l'ippica italiana è ripartita, dopo che i ministri della Salute e delle Politiche Agricole hanno ceduto alle pressioni delle associazioni di categoria dando il via libera alle corse in ippodromo dopo il periodo di lockdown per l’emergenza coronavirus.

A ripartire sono state anche le morti dei cavalli, in una tragica sequenza: già il 26 maggio Aramist, di 4 anni, perde la vita a Trieste: lo si vede rallentare durante la parte finale del percorso, prima di collassare a terra subito dopo il traguardo.

Il giorno dopo, a Follonica, viene abbattuto a seguito di un gravissimo incidente Bianco E Nero, di 10 anni: nel video lo si vede cadere a metà corsa. Tenta di rialzarsi subito dopo, ma ha una gamba completamente fratturata e penzoloni.

Il 1 giugno, a Taranto, a morire è Billionaire Glory di soli 3 anni: anche lui collassa subito dopo aver tagliato il traguardo e al momento, così come per Aramist, non è dato sapere cosa esattamente sia avvenuto.

“Da molto tempo chiediamo un confronto con le Istituzioni competenti per affrontare le tante problematiche che affliggono i cavalli sfruttati nell’ippica – dichiara Sonny Richichi, presidente IHP – ma veniamo regolarmente ignorati, mentre si dà ascolto in maniera acritica alle richieste di chi lucra sulle corse e sugli animali, foraggiando il settore con milioni di euro: ben 46 nel 2019.

Lo riteniamo inaccettabile, visto che ad oggi non c’è sufficiente trasparenza sulle movimentazioni dei cavalli, specialmente quelli ‘dismessi’, e visto che anche la cronaca giudiziaria connota l'ippica come attività potenzialmente criminogena”.

A riprova di ciò, basta citare l’ultima operazione in ordine di tempo, chiamata “Mani in pasta” e condotta dalla Guardia di Finanza con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Palermo: tra le varie ipotesi di illecito formulate dalla DDA siciliana – che ha disarticolato il sistema di potere costruito attorno alle famiglie mafiose Ferrante e Fontana - ci sono anche le corse truccate negli ippodromi italiani, operate dopando i cavalli oppure minacciando i fantini avversari in modo da far piazzare a piacimento il cavallo prescelto. I proventi di questo giro di scommesse venivano poi riciclati in attività di ogni genere.

“Con una lettera indirizzata ai ministri Bellanova e Speranza lo scorso 20 maggio – continua Richichi - abbiamo chiesto ancora una volta, con forza, che il Governo si faccia carico della tutela degli animali: ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta, ma intanto i cavalli hanno ripreso a morire”.

Fonte: IHP - Ufficio Stampa

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