Negli ultimi giorni, a fronte del crescente numero di casi di ospiti e operatori positivi al Covid19 nelle RSA e RSD del territorio, la regione ha ordinato una presa in carico da parte del sistema sanitario regionale di queste strutture.
Con segnalazioni circostanziate alle istituzioni, a partire dalla Prefettura, da settimane abbiamo sostenuto le lavoratrici e i lavoratori delle strutture nell’esigere il rispetto delle regole.
Da subito abbiamo riscontrato la debolezza del sistema delle RSA, frutto di anni di contenimento dei costi che si sono scaricati direttamente sul costo del lavoro, sulla quantità di assistenza e sulla sua qualità, che già in condizioni di “normalità” garantiva appena i livelli di assistenza di anziani sempre più fragili.
Con l’emergenza non c’è stata capacità da parte dei gestori di approntare percorsi igienico sanitari adeguati, si pensi che anche oggi in certe strutture le divise vengono fatte lavare agli operatori a casa propria, così come non sono stati incrementati i parametri clinico assistenziali necessari a contenere il virus.
D'altro canto, per quanto attiene alle RSA, va detto che queste strutture sono state definite negli anni, da parte della Regione, come strutture a carattere sociosanitario, dove la componente sanitaria è ridotta ai minimi termini.
Era pertanto evidente che non avrebbero potuto affrontare, nemmeno con la più virtuosa delle gestioni private, un emergenza di queste dimensioni.
Più volte abbiamo denunciato la carenza di DPI a partire da mascherine adeguate, come la carenza di infermieri sulle 24 ore o scarsità di operatori all’assistenza che svolgevano attività su tutti gli ospiti.
Lo screening di massa avviato all’intera popolazione delle strutture, ospiti e operatori, condotto a rilento e con molte falle di sistema, ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità il problema, così come la terribile conta dei decessi.
Come richiedevamo da giorni, in base all’ordinanza regionale, pare ci sarà una presa in carico da parte del Sistema Sanitario Regionale dei pazienti delle RSA e RSD anche con la gestione diretta da parte della USL di quelle strutture che non sono più in grado di garantirne la conduzione.
Un intervento pubblico per costruire i percorsi organizzativi e clinico assistenziali, che prevede anche una gestione diretta dell’assistenza, perché senza gestione diretta si perde il controllo.
Lo vediamo anche in altri settori dove i servizi sono erogati sia dal pubblico che dal privato: dove il pubblico è di qualità, è di miglior qualità alche il privato, si pensi ai servizi alla prima infanzia solo per fare un esempio.
La sicurezza dei residenti fragili delle strutture e degli operatori, come la sicurezza degli operatori della sanità, deve essere la priorità per vincere il Covid19. Per il futuro l’assistenza a anziani e disabili in struttura andrà ripensata con una maggiore integrazione con la sanità pubblica superando questo modello che ha demandato l’intera gestione al privato.
Fonte: Cgil Toscana e Firenze - Ufficio Stampa
Notizie correlate
Tutte le notizie di Toscana
<< Indietro