Coronavirus, sinonimo di emergenza sanitaria ma anche economica. Infatti la pandemia che sta coinvolgendo e sconvolgendo praticamente tutto il mondo in questo 2020, non solo sta avendo conseguenze gravissime dal punto di vista sanitario ma anche lavorativo. Dall’altra parte del mondo un toscano, che vive in Australia, ha raccontato come l’epidemia ha messo a rischio non solo la salute ma anche la permanenza di molti stranieri nello stato simbolo dei viaggi avventura, popolato da koala e canguri.
Christopher Rossi ha 31 anni ed è di Palaia. Nell’ottobre del 2015 decide di partire, di evadere dal piccolo paese toscano in cui è cresciuto alla volta di una grande esperienza. Così ha fatto le valigie e preso un volo diretto per quella che all’inizio era solo un’avventura all’estero, divenuta poi una solida realtà. Il 31enne ha infatti iniziato a lavorare nelle farm i primi due anni, con il visto 'working holiday'. Proprio di visto parla questo racconto, poiché in Australia è fondamentale averne uno di qualsiasi tipo altrimenti la permanenza potrebbe interrompersi. Dopo un visto per gli studenti, con il quale Christopher ha preso un diploma in digital marketing che si è aggiunto alla sua laurea in economia all’Università di Pisa, e dopo tanta gavetta come bartender nei locali, il giovane toscano ottiene ciò che desiderava per essere stabile e sicuro nella sua nuova casa australiana, ovvero un visto 'sponsor'. Purtroppo però, l’emergenza coronavirus gliel’ha portato via e al momento si trova a casa. “C’è molta gente come me che ha perso il lavoro per il coronavirus ed era sotto sponsor. Dopo 60 giorni senza lavoro, i requisiti imposti sono che tu trovi un altro sponsor o che tu lasci il paese” – ha raccontato Christopher. “Dicono che il governo si sta attuando per risolvere la questione dei visti di lavoro temporanei, dal momento che nella mia condizione ci sono più di 2 milioni di persone. Ancora però, non è uscito niente di ufficiale”.
Christopher aveva finalmente raggiunto il suo obiettivo nel mondo del lavoro in Australia, in campo economico: “Facevo il marketing specialist per una delle più grosse compagnie di viaggi e mi occupavo di business travel. Con l’emergenza coronavirus l’industria viaggi è morta. Hanno iniziato quindi a tagliare le spese e le persone, compreso me. In 275 siamo stati mandati via e il restante del personale adesso, si trova a casa fino al 31 maggio”.
Il 31enne, al momento, si trova senza lavoro e sprovvisto del visto dopo la perdita dello sponsor, conquistato con tutte le difficoltà e i molti requisiti necessari. “Sono stato al Consolato e mi hanno detto, che se volevo tornare a casa, dovevo sbrigarmi perché i voli costavano sempre di più e le frontiere erano in chiusura. Ho comunque deciso di provare a rimanere – ha continuato Christopher – e aspettare che il Governo si pronunci e che emani gli aiuti per le persone che hanno perso il lavoro a causa Coronavirus”. Anche i suoi coinquilini, entrambi italiani, e la sua fidanzata sono tutti al momento senza lavoro.
Ad oggi, martedì 31 marzo 2020, in Australia le mascherine e i dispositivi di protezione sono quasi introvabili, i negozi risultano chiusi, i ristoranti effettuano servizio di take away e le persone devono mantenere la distanza obbligatoria di un metro e mezzo l’una dall’altra, ma ancora non è scattata la permanenza in casa. “Gli abitanti, essendo un paese molto aperto e multiculturale, all’inizio avevano preso questa emergenza un po’ sotto gamba. Una delle spiagge più famose è stata assalita e i centri commerciali erano straripanti di persone. Quindi i negozi, piscine naturali, spiagge e parchi sono stati chiusi in misura precauzionale. Ci sono ancora persone che infrangono i divieti – ha proseguito il 31enne – e ci sono voci che la quarantena arriverà presto anche qui”.
Come sono visti gli italiani all’estero e come vedi tu il tuo paese, adesso che sei lontano?
“Ho due amiche italiane che stanno girando l’Australia. Mi hanno riferito che una di loro voleva fare le farm ma non riesce a trovare lavoro perché è italiana”. “Da subito – ha continuato – mi sono messo in contatto con la mia famiglia e con gli amici in Italia, per sapere com’era veramente la situazione. I media descrivevano l’Italia come il paese da cui stare alla larga, attraverso immagini che raffiguravano una situazione al collasso. Forse si è attivata tardi, l’Australia ad esempio ha limitato subito gli accessi agli aerei, ma quest’emergenza ha una portata che non poteva essere prevista”.
Che sensazioni provi? Hai paura del virus?
“Non la vivo con paura, l’unica preoccupazione che ho al momento è riferita al lavoro e a come gestire al meglio la situazione qui in Australia. Quando il coronavirus sarà debellato, l’economia ci metterà molto a riprendere piede e sarà difficile ritrovare lavoro perché ci saranno molti disoccupati. Per ora l’emergenza qua è arrivata più da un punto di vista economico che sanitario”.
L’Australia è quindi un paese dalle regole ferree con i suoi ospiti, ogni nuova conquista è un traguardo davvero sudato, fatto di esperienze, buona volontà, correttezza e lavoro. Al mancare dei requisiti il rischio è proprio quello di doversene andare. Christopher ha raggiunto quel suo obiettivo e lo ha consolidato con il tempo, ma adesso lo ha visto svanire temporaneamente, così come molte altre persone ovunque sia arrivato il Coronavirus. ‘Andrà tutto bene’ è un messaggio dedicato alla sanità, a chi purtroppo ha contratto la malattia, ai medici e agli infermieri che devono trovare la forza per continuare a lottare, a tutti i soccorritori, alle persone chiuse tra le quattro mura di casa e a quelle che hanno perso o rischiano di perdere il lavoro. Dopo ogni grande crisi la storia ci insegna che c’è sempre una rinascita. Per questo a Christopher, che era partito con lo zaino in spalla dal piccolo borgo toscano per un’avventura dall’altra parte della cartina geografica, dove invece si è costruito con i suoi sforzi una vita, auguriamo il meglio e come ci ha risposto lui da Sydney “Everything is gonna be alright”.
I dati
Oggi, martedì 31 marzo 2020, in Australia sono 4,557 i casi positivi da coronavirus. I casi attivi 4.201 e i decessi 19.
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Margherita Cecchin
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