Il coronavirus in questi giorni sembra correre all'impazzata anche in Spagna, che registra la situazione più drammatica in Europa dopo l'Italia. Sui quotidiani del 24 marzo si parla di contagi a tempo record nel paese di Gaudì e della paella. Un Toscano che vive a Madrid ha raccontato come si sta evolvendo la situazione nella sua nuova città, la prima tra i focolai spagnoli.
Francesco Maleci è di Firenze e ha 32 anni. Dal 2015 vive a Madrid con la moglie Lourdes, madrilena doc. Francesco lavora in un hotel della capitale come Guest relation manager.
"Le scuole sono state chiuse mercoledì 11 marzo e piano piano sono state prese sempre di più le misure di sicurezza - ha raccontato. Anche i parchi e i luoghi pubblici sono stati chiusi il 15 marzo, così come tutti i negozi". La Spagna sembra specchiarsi nella vicina Italia, infatti "non si può uscire di casa se non per situazioni di prima necessità, come per andare a fare la spesa o dal medico". "Per strada c'è l'esercito - ha continuato Francesco - che controlla e sorveglia il rispetto delle regole".
A oggi, mercoledì 25 marzo 2020, tutte le attività commerciali spagnole sono chiuse e restano garantiti i supermercati, le farmacie, i benzinai e i tabacchi.
"Alcuni tassisti si offrono volontari per portare i medici e gli infermieri gratis a lavoro, così come varie aziende di consegne a domicilio hanno tolto le spese di spedizione". La Spagna vive anche una grande difficoltà negli ospedali: "Non ci sono posti letto e al personale sanitario mancano le protezioni. Molti alberghi a Madrid sono stati adibiti a ospedali". Seguendo il racconto di Francesco, tornano alla mente le immagini che hanno fatto il giro dei telegiornali in questi giorni, con i dottori e gli infermieri che si arrangiano delle protezioni con i sacchi della spazzatura. È infatti delle ultime ore la notizia dell'aiuto chiesto dalla Spagna alla NATO, richiedendo tramite 'assistenza internazionale', materiale medico per contrastare il coronavirus. "Le mascherine non ci sono, e non si trovano neanche guanti e gel disinfettanti". Oltre ai posti letto negli ospedali, anche i posti per i deceduti scarseggiano poiché, purtroppo, la Spagna ne ha registrati troppi nelle ultime ore superando la Cina. Data la situazione critica il Palaghiaccio di Madrid, come riportano i quotidiani, è stato trasformato in obitorio.
Francesco, lavorando in un albergo, è a casa: "In questo momento mi trovo a casa da lavoro e sono in ferie. Mia moglie Lourdes è già in cassa integrazione programmata per i prossimi 6 mesi".
Come è vista l'Italia a Madrid e come la vedi tu, adesso che sei lontano?
"All'inizio, quando in Spagna non c'erano ancora tanti casi la gente, in forma di scherzo, mi commentava e mi diceva di stare da parte. Nel nostro telegiornale, spesso, è stato detto che in Italia la gente usciva di casa per fare sport o altro, e che sono state fatte molte multe. Penso sicuramente che l'Italia potrebbe fare meglio - ha continuato Francesco - facendo più test e richiedendo più aiuti. A vederla da qua, la quarantena degli italiani da la sensazione di essere soft perché se devi stare in casa non devi andare a fare jogging. Da noi la polizia entra dentro i condomini, nei piazzali interni, per vedere che nessuno faccia niente e tutti siano in casa".
Che sensazioni provi, hai paura?
"In questo momento ho paura per le ripercussioni sulla crisi economica. Il coronavirus per me è una preoccupazione, soprattutto perché sono lontano da Firenze e quindi sia dalla mia famiglia che dalle mie nonne. Non stare vicino ai miei familiari mi dà un senso di impotenza".
Una situazione simile quindi a quella che viviamo in Italia anche, però, per l'affetto che le persone dimostrano per il proprio paese, per chi rischia e si dedica con tutto se stesso al bene degli altri e ha fatto di questo un mestiere. Lo scroscio di applausi che sentiamo in Italia arriva fino in Spagna, dove anche lì si battono le mani come forma di ringraziamento: "Tutte le sere, alle 20, la gente esce sui balconi per applaudire ai dottori, ai medici, alle forze dell'ordine e ai vigili del fuoco e per le strade risuona l'inno spagnolo".
Un'emergenza senza precedenti che ha duramente colpito la Spagna, seconda in Europa dopo l'Italia. Un periodo storico che rimarrà impresso nei ricordi e nei libri e che, oltre a tutto ciò che c'è di negativo, ha portato tanta solidarietà e in molti hanno riscoperto, nella difficoltà delle ristrettezze, il valore delle cose abbandonate dal tran tran quotidiano. Una solidarietà che si trasforma in un abbraccio che stringe l'Europa al resto del mondo. 'Andra tutto bene', finirà e vinceremo tutti come ci ha detto infine Francesco da Madrid: " ¡Todo irà bien! ".
I dati
Oggi, mercoledì 25 marzo 2020, in Spagna sono 47.610 i casi positivi da coronavirus. I casi attivi 38.809 e i decessi 3.434.
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Margherita Cecchin
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