Tutte le strade portano a Susanna. Mentre Eugenio Giani, candidato del centrosinistra alle prossime elezioni regionali, riempe l'agenda di appuntamenti per la Toscana, il centrodestra non riesce a concludere la partita ad 'Indovina Chi' iniziata mesi fa. Matteo Salvini sembra però aver scelto di risolvere l'impasse puntando i pugni sul tavolo: la Lega è pronta a lanciare il nome di Susanna Ceccardi, nonostante solo qualche settimana fa Giorgia Meloni abbia chiuso quella porta spiegando che "non è mai stata una candidatura in campo".
L'ex sindaco di Cascina in realtà si era dichiarata disponile già da mesi, pur nascondendosi dietro il 'coalition correct', premurandosi cioè di dire che la sua era solo una delle candidature possibili perché in Toscana "ci sono tanti candidati validi nel centrodestra". Lo stesso Salvini ci aveva creduto, tanto che aveva silurato la sua pupilla: "È bravissima, lavorerà bene in Europa". Purtroppo si è fatto i conti senza l'oste (il candidato) e quella vasta gamma di scelta si è dimostrata una 'lista di fantasmi'.
La Lega, azionista di maggioranza della coalizione, ha preteso fin da subito di far valere i voti a livello nazionale pretendendo un candidato delle sue file. Ha quindi fatto il giro delle sette chiese toscane, si è guardata in tutte le tasche e in ogni angolo, ma la ricerca si è dimostrata più difficile di quel che sembrava. Il toto-candidati si è tirato per le lunghe mentre dall'altra parte la sinistra si è organizzata e compattata anche per far fronte ad un centrodestra che fin da subito aveva sbandierato unità, baci e abbracci. Da qui le pressioni alla Lega da parte degli alleati ansiosi di recuperare il gap con Giani, in primis Fratelli d'Italia che sospinto dalla crescita del consenso a livello nazionale inizia a fare la voce grossa: ad intervenire è stata addirittura Giorgia Meloni che ha fatto una tirata d'orecchi facendo capire di essere pronta con un nome dalle sue file e che se la Lega non ha un candidato deve farsi da parte. Il deputato Giovanni Donzelli scalpita, ma il Carroccio ha scelto di non cedere di una virgola e rilancia con l'unico vero nome credibile del carroccio: quello della Ceccardi. L'ex sindaco di Cascina, attualmente europarlamentare, sarà proposto come candidato della coalizione sabato prossimo al tavolo delle trattative. La Meloni non sarà felicissima, anche perché la Ceccardi è una figura che imprimerà toni troppo 'leghisti' a tutta la campagna, ma la leader di FdI sa perfettamente che la scommessa delle Regionali in Toscana può essere vinta solo con una stretta di mano tra Lega e FdI.
E a dire il vero la Ceccardi è forse la miglior candidata possibile per la Lega, e non solo: ormai 'di casa' su Rete 4 e in altre trasmissioni Mediaset, è ormai un volto noto del panorama politico leghista, l'unica militante toscana che ha avuto visibilità a livello nazionale, giovane pupilla di Matteo Salvini e già al parlamento europeo. Il Carroccio poteva offrire di meglio? Pescare qualcuno al di fuori dalla Toscana significherebbe ammettere le proprie difficoltà e mettere di fronte al 'tuttologo' toscano Giani un 'papa straniero' in una elezione regionale sarebbe un ghiotto assist per la sinistra: la scelta, quindi, sembra davvero obbligata. La Lega paga paradossalmente l'exploit di consenso ottenuto negli ultimi mesi. Sul territorio le percentuali sono schizzate alle stelle velocemente, ma senza avere il tempo di sviluppare sul territorio una classe dirigente conosciuta e messa alla prova: gli amministratori del Carroccio sono pochissimi e di recentissima elezione, i sei consiglieri regionali hanno beneficiato di alte percentuali di consenso solo negli ultimi mesi. Così la Lega ha di fatto giocato al gioco delle tre carte nascondendo l'unica carta vincente (la Ceccardi), compiendo enormi giravolte per ritornare al punto di partenza. Forse il Carroccio non voleva 'bruciare' uno dei suoi elementi più promettenti in una rischiosa sfida a carattere locale nella 'regione rossa', ma fatte le dovute ricerche sembra arrivato il momento di giocare quella carta per non perdere la faccia.
Fratelli d'Italia, ma anche FI, avrebbero volentieri fatto a meno dei parossistici toni del leghismo salviniano più "duro e puro", ma tant'è le logiche di coalizione alla fine potrebbero prendere il sopravvento, anche perché l'esempio dell'Emilia ha dimostrato come il vento del cambiamento non sia proprio una bufera a favore del centrodestra: ci sarà da lottare e alzare i toni forse è l'unica soluzione per vincere. Fratelli d'Italia, più organizzata a livello territoriale, metterà sul tavolo l'esempio della sconfitta a trazione Lega in Emilia-Romagna, provando fino alla fine a fare il nome del deputato Giovanni Donzelli o del coordinatore regionale Francesco Torselli, ma alla fine la 'soluzione Ceccardi' sembra sia la più probabile. Insomma adesso c'è da convincere gli alleati, ma sembra chiaro che le strade portino tutte a Susanna.
Giovanni Mennillo
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