Santa Cristiana da Francescana a Agostiniana per volere del vescovo

santa cristiana

Fino dalla sua fondazione nel 1279 - scrive Paolo Morelli - la comunità delle monache di Santa Cristiana doveva considerarsi "sub parrocchia Sancte Crucis et nulli alie ecclesie respondere".

Una parrocchia che ancora non esisteva anche se esisteva una chiesa nel 1259 che era in condizioni da poter essere usata come luogo di riunione per il podestà e i consiglieri del comune sebbene non fosse ancora completata.

Nel 1293 la comunità aveva assunto un preciso assetto monastico. Il vescovo ritenne tuttavia che la chiesa di S. Maria Novella e di S. Michele non doveva essere considerata dai santacrocesi la nuova chiesa parrocchiale del nuovo castello. Questa precisazione mirava a contrastare il costume di molti che riconoscevano l'autorità religiosa del monastero al punto da mettere in secondo ordine la nuova chiesa castellana. E' del 1383 la sentenza emanata dal vescovo Antonio, lucchese, che opponeva le monache del monastero castellano di S. Maria Novella e S. Michele, detto di S. Cristiana, a tre dei rettori di S. Croce (delle antiche cappelle), intorno alla celebrazione dei funerali dei fedeli che volevano aver sepoltura presso il neo costituito cenobio3 .

Se a lungo si è discusso sulla matrice francescana (1210) della esperienza penitenziale di Cristiana e delle sue compagne, (tutte "indute (=vestite) de ordine beati Francisci"), resta da chiedersi il perché di una natura recessiva di quel seme, poi germogliato sotto i colori della Regula Augustini (e non dell' Ordine Agostiniano che, come richiama Pierantonio Piatti, solo tardivamente avrebbe rivendicato una paternità sulla comunità santacrocese e sulla sua santa). In altre parole, come scrive Isabella Gagliardi , il vescovo lucchese il cui assenso era vincolante per procedere alla fondazione monastica, procurò che la neonata comunità claustrale scegliesse la regola agostiniana.

Valerio Vallini

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