Pestaggio a Firenze, dopo due anni e mezzo di coma muore il tassista Gino Ghirelli

Gino Ghirelli
Gino Ghirelli

"Gino Ghirelli è venuto a mancare dopo due anni e mezzo di coma a seguito di un violento pestaggio, il tassista fiorentino. Se ne è andato senza ancora che questo mondo gli avesse reso un minimo di giustizia. Alcuni mesi fa i due ragazzi che lo hanno ridotto così sono stati assolti, perché il fatto non costituisce ad avviso del giudice reato. La vicenda lascia ci lascia sgomenti ed amareggiati nella speranza che la magistratura avendo ripreso in mano il caso dia finalmente giustizia alla famiglia, ci stringiamo attorno ai familiari nel loro dolore, nonché alla categoria dei tassisti, per quella che è una pagina vergognosa della cronaca nera italiana e Fiorentina", dichiara il segretario provinciale della Lega Alessandro Scipioni.

"Il processo è stato riaperto e a febbraio in tribunale riesamineranno il caso. Confidiamo nella giustizia perché la vita di un uomo di 68 anni che lavorava col suo taxi di notte non può essere giusto che sia stata spezzata fino ad arrivare alla morte dopo più di due anni di agonia a causa delle percosse inflittogli da due giovani. Un abbraccio forte alla Figlia Silvia, alla Moglie Daniela e ai loro familiari", conclude il consigliere comunale leghista Luca Tani nonché esponente di spicco della categoria dei tassisti fiorentini.

La vicenda di Gino Ghirelli

Il tassista, 69enne, venne pestato da due giovani nella notte tra il 12 e il 13 luglio. I due, all'epoca 23enni, lo colpirono con pugni alla testa per una disputa sul pagamento della corsa. Ghirelli tornò a casa, dove viveva da solo, e venne trovato senza conoscenza dai familiari, allarmati dato che non rispondeva al telefono.  I due giovani, uno fiorentino e l'altro di origini iraniane, sono stati assolti in primo grado perché la "reazione fu proporzionata all'offesa" e il "colpo appariva come reazione al fatto ingiusto altrui ed è pertanto da ritenersi legittimo".

Secondo il giudice il tassista non aveva compreso lo scherzo di uno dei due 23enni, il quale aveva detto di non poter pagare la corsa, dato che ambedue non avevano soldi. L'altro, invece, stava andando al bancomat a ritirare il denaro per il pagamento. Il giudice assolse i due - perché "il fatto non costituisce reato" e per aver agito per legittima difesa - dall'accusa di lesioni gravi avendo causato un "coma persistente e perdita delle funzioni cerebrali". Contro le assoluzioni il pm Paolo Barlucchi ha fatto ricorso in appello (udienza a fine febbraio 2020) ma con la morte del tassista l'accusa per i due clienti potrebbe essere riqualificata dalla procura generale da lesioni gravissime a omicidio (colposo o preterintenzionale).

Il cordoglio di Ncc

"Ci uniamo al dolore della famiglia e dei colleghi ed esprimo a nome di tutta la categoria le più sentite condoglianze per la scomparsa di Gino Ghirelli", è il messaggio di Giorgio Dell'Artino, presidente di Azione Ncc, in merito alla morte del tassista avvenuta dopo due anni di coma dai fatti del 12 luglio 2017 in piazza Beccaria a Firenze.

"La sicurezza, soprattutto per chi come noi lavora in strada - continua Giorgio Dell'Artino -  dovrebbe essere la priorità. E' una battaglia comune,  che va oltre tutte le differenze e che ci unisce, in nome del rispetto del lavoro e della dignità delle persone”

Stella: "Regione stanzi fondo per familiari Ghirelli"

"La Regione Toscana assegni un contributo economico (in base alla legge regionale 57/2008) ai familiari di Gino Ghirelli, il tassista morto nelle scorse ore dopo due anni di coma, a seguito delle percosse ricevute da due ragazzi che erano siti sulla sua auto, a Firenze". Lo chiede il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella.
"Nell'esprimere ai familiari di Gino Ghirelli la mia personale vicinanza e gli auguri di Buon Natale in queste circostanze cosi dolorose - aggiunge Stella - chiedo alle Istituzioni e in particolare al Comune di Firenze di prendere provvedimenti volti a tutelare la sicurezza di chi svolge lavori notturni, a cominciare dai tassisti".
"Crediamo sia giunto il momento di rivedere le norme nazionali sulla sicurezza a bordo dei taxi - argomenta Stella -. Intanto servirebbe togliere l'obbligo della cintura, che per quanto sia una misura rivolta alla sicurezza del guidatore si trasforma in una vera e propria trappola in caso di aggressione da parte di un cliente malintenzionato. Inoltre, dovremmo cominciare a studiare la possibilità di inserire divisori tra la parte della guida e quella passeggeri, per chi ne faccia richiesta e in particolar modo per chi svolge servizio notturno. La legge stabilisce che il servizio pubblico per essere svolto deve garantire il trasporto di almeno 4 persone, il che significa che, col divisorio, un'auto normale dovrebbe far salire il quarto passeggero davanti. Ebbene, si può inserire una norma che stabilisca la discrezionalità da parte dell'operatore sul quarto passeggero: in caso di dubbio, il tassista deve poter rifiutare la corsa, se non si sente sicuro. Non si può rischiare la vita per guadagnare pochi euro, la politica deve muoversi per garantire la sicurezza di chi svolge servizio pubblico sulle nostre strade".

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