
Nuovo capitolo nell’inchiesta sullo sfruttamento del lavoro e le violenze nel distretto tessile “parallelo” di Prato. Quattro cittadini stranieri – due pakistani (45 e 56 anni) e due cinesi (40 e 39 anni) – sono stati colpiti questa mattina da misure cautelari emesse dal Gip su richiesta della Procura. Le accuse a loro carico, a vario titolo, sono gravissime: intermediazione illecita, sfruttamento lavorativo aggravato da minacce e violenze, rapina aggravata, lesioni personali plurime.
Il provvedimento arriva nell’ambito dell’inchiesta legata alla cosiddetta “guerra delle grucce”, il conflitto tra aziende del settore logistica-abbigliamento di matrice cinese, culminato lo scorso 16 febbraio nell’invio coordinato di plichi esplosivi a tre aziende, tra cui la Acca Srl di Seano, cuore delle indagini.
Il principale indagato, il 45enne pakistano considerato vertice operativo dell'organizzazione, è stato posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Gli altri tre hanno ricevuto il divieto di dimora nella provincia di Prato.
Un sistema radicato di sfruttamento
Secondo gli inquirenti, i quattro farebbero parte del “braccio operativo” di una rete più ampia, collegata a una struttura societaria riconducibile a capitali cinesi. Al centro, un sistema di sfruttamento organizzato ai danni di decine di lavoratori migranti – provenienti da Pakistan, Bangladesh, Afghanistan e Africa – impiegati come facchini in condizioni disumane: turni di oltre 12 ore al giorno, sette giorni su sette, contratti inesistenti o violati, paghe arbitrarie, zero tutele e sicurezza assente.
Il quadro è emerso grazie alle testimonianze di alcuni lavoratori che, pur in un clima di paura e ritorsioni, hanno collaborato con la giustizia. Le loro parole hanno descritto una realtà fatta di controllo costante, minacce e aggressioni, documentate da intercettazioni telefoniche, immagini di videosorveglianza, referti medici e ispezioni nella sede dell’azienda in via Copernico.
Sindacati nel mirino
La repressione si è fatta ancora più feroce quando alcuni operai, nella primavera del 2023, hanno aderito al sindacato S.I. Cobas (oggi Sud Cobas), chiedendo il rispetto del contratto collettivo nazionale. In seguito alle loro rivendicazioni, si sono susseguiti episodi di violenza organizzata: tra i più gravi, l’aggressione del 29 aprile 2023 da parte di due uomini mascherati, il pestaggio del 18 luglio 2023 con una mazza di ferro, e un altro assalto avvenuto il 23 giugno 2023, riconducibile direttamente al principale indagato.
Secondo la procura, le violenze servivano a stroncare ogni forma di resistenza e scoraggiare altri lavoratori dal sindacalizzarsi.
Misure 'a sorpresa' per evitare fughe di notizie
Le misure cautelari sono state adottate “a sorpresa”, senza interrogatorio preventivo, per evitare il rischio che gli indagati potessero inquinare le prove o esercitare ulteriori pressioni sui lavoratori, molti dei quali si erano già mostrati reticenti per timore di ritorsioni.
L’inchiesta conferma una volta di più le condizioni drammatiche in cui versano molti lavoratori nel distretto tessile pratese. Un sistema che, come sottolinea la procura, ha tratto profitto dalla disperazione di persone costrette a vivere e lavorare in condizioni incompatibili con la dignità umana.
Le indagini proseguono.
Notizie correlate
Tutte le notizie di Prato
<< Indietro