
Nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Brescia, la Guardia di Finanza di Cremona ha eseguito un ingente sequestro preventivo del valore di oltre un milione e mezzo di euro, che ha riguardato immobili, autovetture, conti correnti e denaro contante. Le misure hanno colpito quattro società di capitali e tre persone fisiche, coinvolte in un articolato sistema di frode fiscale e somministrazione illecita di manodopera.
Al centro delle indagini vi sarebbe un gruppo composto da tre imprenditori edili di Castelcovati, in provincia di Brescia, che avrebbero gestito una rete di società intestate a prestanome, formalmente localizzate in sedi inesistenti tra cui figura anche Pistoia, in Toscana, oltre a San Bassano e Crema, nel Cremonese. Tali società, prive di reale consistenza aziendale, venivano utilizzate per emettere e ricevere fatture per operazioni inesistenti, allo scopo di generare crediti IVA fittizi, compensare ritenute fiscali e contributi previdenziali, e somministrare lavoratori in modo illecito a un’unica azienda “sana” del gruppo, con sede sempre a Castelcovati.
Secondo le ricostruzioni, dal 2020 il sodalizio avrebbe messo in atto un sistema fraudolento basato su circa sette milioni di euro di fatture false – di cui 4,8 milioni per operazioni oggettivamente inesistenti e 2,2 milioni per operazioni soggettivamente inesistenti – generando anche una indebita compensazione di crediti d’imposta per 600 mila euro. Tra le irregolarità emerse figurano la somministrazione illecita di 339 lavoratori nel triennio 2021-2023 e violazioni alle normative sul lavoro e sulla sicurezza.
Le tre imprese coinvolte sono attualmente in liquidazione giudiziale, mentre gli accertamenti hanno fatto emergere anche ipotesi di bancarotta fraudolenta, con distrazioni di beni aziendali per un valore di 1,4 milioni di euro. Parte di queste somme sarebbe stata reinvestita nell’acquisto di orologi di lusso presso un’orologeria di Montecarlo, configurando il reato di auto-riciclaggio.
Tra gli aspetti più gravi rilevati, vi è anche la mancata adozione di modelli organizzativi e gestionali idonei a prevenire reati di natura fiscale e fallimentare, con conseguente applicazione delle sanzioni previste dalla normativa sulla responsabilità amministrativa degli enti.
La Procura di Brescia ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini, contestando reati che vanno dall’associazione per delinquere alla bancarotta fraudolenta, fino all’emissione di fatture false e all’indebita compensazione di crediti fiscali. Resta comunque valida, per tutti gli indagati, la presunzione di innocenza in attesa di giudizio definitivo.
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