
La procura di Prato ha notificato quattro nuovi avvisi di garanzia e un decreto di ispezione, perquisizione e sequestro a carico di altrettanti dirigenti Eni, già indagati per l’esplosione avvenuta lo scorso 9 dicembre 2023 al deposito carburanti di Calenzano, in cui morirono cinque persone.
Gli indagati sono accusati di aver consentito lo scarico di acque reflue industriali nel fosso Tomerello senza l’autorizzazione unica ambientale (AUA), obbligatoria per legge. Lo scarico sarebbe avvenuto attraverso un bypass installato tra la vasca di fine trattamento del ciclo produttivo e il corpo idrico recettore.
Secondo le analisi, nelle acque del fosso sono stati rilevati livelli di idrocarburi totali superiori ai limiti previsti, facendo scattare l'ipotesi di inquinamento ambientale.
Gli indagati sono P.B., legale rappresentante e datore di lavoro per i depositi Eni, con responsabilità anche su quello di Calenzano; L.C. responsabile operativo del deposito e incaricato del rispetto della normativa ambientale; E.P. responsabile salute, sicurezza e ambiente, con compiti specifici sugli adempimenti ambientali; M.B. responsabile della rete fognaria, delle pavimentazioni e delle infrastrutture del sito.
Perquisizioni e accertamenti
Le perquisizioni, effettuate il 7 aprile, hanno riguardato alcune sedi di Eni e in particolare il deposito di Calenzano. Obiettivo degli inquirenti è quello di acquisire ulteriore documentazione e verificare eventuali contaminazioni ambientali nelle acque sotterranee e nei corsi d’acqua limitrofi.
Sono stati inoltre acquisiti atti relativi al rilascio dell’AUA presso gli uffici della Città Metropolitana di Firenze, autorità competente in materia. Le indagini, coordinate dal procuratore capo Luca Tescaroli, si avvalgono del supporto di consulenti tecnici, del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL Toscana Centro, dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Firenze e del Nucleo Operativo Ecologico (NOE).
La procura ha sottolineato che l’attività investigativa è frutto di un lavoro "intenso e meticoloso", con attenzione a raccogliere elementi di prova a favore e a carico degli indagati.
L’inchiesta si muove su due binari: da un lato l’esplosione che ha causato le vittime, dall’altro la gestione ambientale del deposito, che potrebbe evidenziare gravi carenze nei controlli e nelle autorizzazioni.
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