
Una vicenda del tutto sconosciuta, simbolo di una gioventù che di fronte all’occupazione nazifascista volle fare la scelta giusta, arruolandosi volontariamente nelle brigate partigiane. E’ la storia di Giunio Leoncini, che a soli quindici anni decise di lasciare genitori, due sorelle e la sicurezza di un luogo abbastanza “sicuro” (la famiglia, essendo il padre dipendente comunale, si era trasferita al Castello di Oliveto) per raggiungere nel febbraio 1944 altri giovani più grandi di lui nelle colline di Montaione, presso San Vivaldo.
Sotto il comando di Duilio Borgioli, il giovanissimo Giunio divenne ben presto – secondo un rapporto redatto dallo stesso Borgioli – la “mascotte” della Brigata, distinguendosi per il suo coraggio “sempre primo fra tutti”, e “più volte citato all’ordine del giorno per il suo comportamento nella lotta antinazista”, tra il febbraio e il marzo 1944. In seguito, il 3 febbraio 1945, Giunio Leoncini si sarebbe unito ad altri settantadue volontari castellani per andare a combattere sulla Linea Gotica contro i tedeschi.
Nel secondo dopoguerra, intorno agli anni Sessanta, Giunio Leoncini emigrò in Australia, facendo vari lavori e trovando infine un’occupazione stabile presso una raffineria Shell. Naturalizzato cittadino australiano nel 1970, della sua storia non si sapeva nulla fino a poche settimane fa, quando grazie a una ricerca anagrafica effettuata dal personale dei “Servizi al cittadino” del Comune si è potuto rintracciare la sorella Magda, alloggiata temporaneamente alla RSA “Pablo Neruda”, e quindi risalire ai discendenti (figli e nipoti) che dall’Australia sono venuti a trovare la zia Magda pochi giorni fa.
Per questo l’Amministrazione Comunale li ha accolti con gioia nella sala rossa del Municipio, consegnando al figlio David una pergamena “alla memoria di Giunio Leoncini, combattente per la Libertà”. Presenti alla cerimonia l’Assessore alla Cultura, Franco Spina, l’Assessora alla Memoria, Marta Longaresi, e alcuni rappresentanti del Tavolo Memoria: Marco Cappellini (presidente ANPI), Nadia Meacci (SPI CGIL Castelfiorentino), Alessio Latini e infine Carlo Simoncini.
“La ricerca – osservano gli Assessori Spina e Longaresi – è partita nell’ambito di una ricerca sui volontari di Castelfiorentino, finanziata con un contributo del Consiglio Regionale della Toscana per l’80° anniversario della Liberazione. In questo caso, tuttavia, è affiorata una vera e propria “perla”, la vicenda del partigiano più giovane di Castelfiorentino che all’epoca aveva poco più di 15 anni, puntualmente documentata essendo stata conservata dai suoi discendenti che ancora oggi vivono in Australia e che abbiamo avuto il piacere di incontrare due giorni fa, insieme alla sorella di Giunio, Magda, che vive ancora qui a Castelfiorentino. Una bella storia, di cui abbiamo appreso diversi aneddoti, indicativi di un coraggio e una temerarietà non comune che fa orgoglio e onore a tutta la nostra comunità.”
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