Riarmo e riconversione bellica delle industrie italiane: il Punto sul Mondo con Linda Maggiori

Ospite la giornalista che ha realizzato un dossier sull'argomento per l'Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo


Il riarmo e la riconversione bellica di sempre maggiori industrie civili sono stati i temi al centro del discorso nella puntata di oggi di "Un punto sul mondo", programma in onda su Radio Lady realizzato in collaborazione con Gonews.it e con l'Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo.

Il direttore di Gonews.it Giovanni Mennillo ha intervistato Linda Maggiori, collaboratrice di Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo e portavoce di Faenza eco-logica, oltre che autrice di "Mamme Ribelli. Le mille battaglie da Nord a Sud contro l'inquinamento e per la salute tutti" e "Guida per viaggiatori senza auto".

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“Nel reportage che ho realizzato per l’Atlante – spiega Maggiori – sono partita dalla mia Faenza per analizzare i motivi e gli effetti della propensione delle aziende civili verso una produzione militare. Questa tendenza si è manifestata prima della guerra tra Russia e Ucraina e interessa aziende in crisi come, ad esempio, quelle emiliane dell’automotive”.

“Da questo punto di vista – aggiunge – si è trattato di una grande occasione persa: invece di puntare sulla sostenibilità e incentivare produzioni di treni moderni, bus elettrici o eBike, è stato preferito optare per un cambiamento che non avrà solo ripercussioni economiche, ma anche sociali e politiche. In primo luogo, perché così viene rallentata la transizione ecologica”.

Riarmo e conversione, facce ormai della stessa medaglia, secondo la giornalista non possiedono una valenza patriottica ma meramente economica. “Lo dimostra il fatto che le nostre armi vengono vendute senza problemi a Paesi che non rispettano i diritti umani. La stessa Leonardo vede tra i suoi maggiori investitori istituzionali soggetti del Nord America. Quello che è certo – conclude – è che Italia ed Europa stanno spingendo l'economia verso il settore bellico. Più armi incentiveranno maggiori conflitti, che a loro volta renderanno sempre più appetibile la produzione bellica”.

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