A San Miniato si inaugura la mostra di Daniela Maccheroni

Dal 15 al 29 marzo 2025, avrà il patrocinio del Comune di San Miniato, e si annuncia come una delle mostre più significative tra quelle organizzate all’Orcio d’oro: “Daniela Maccheroni: Oltre quella porta”. L’inaugurazione vedrà la presenza del prof. Ilario Luperini, curatore anche del catalogo che uscirà proprio il giorno dell’inaugurazione, il 15 marzo prossimo alle 18,30. La mostra resterà aperta tutti i giorni della settimana (esclusa la domenica), dalle 16 alle 18 e 30, il sabato ore 18 alle 19 e 30. A completare l’importante esposizione ci saranno tre serate, che, come al solito, mischiano teatro e letteratura, vita e arte, in un percorso sempre di estremo interesse. Nell’esposizione ospitata a San Miniato, saranno moltissimi gli autoritratti: quella di Daniela Maccheroni è una specie di ossessione, una ricerca attraverso se stessa, con la propria immagine imparata a memoria, o vista, intravista, in superfici specchianti, che la moltiplicano, con risultati di forte interesse artistico. Anche nelle figure che Daniela Maccheroni compone, in situazioni spesso di sofferenza e di tortura, lei continua a rappresentare se stessa, siano essi uomini o donne, crocifissioni o parti, chi soffre è sempre lei, la protagonista assoluta delle opere: sono da segnalare, ne aumentano il valore di documento della condizione esistenziale della persona che le ha realizzate.

“Vediamo – dice Andrea Mancini - raccontata sulle tele, una vita spesa a dipingere. In ogni posizione, in ogni momento della giornata, quasi che l’autorappresentazione fosse il suo solo interesse. Del resto, proprio “Una vita” si intitola la sua “autobiografia precoce”. Non ci sembra possibile capire le opere della Maccheroni, se non dopo un’immersione nel suo ambiente di vita, in quello dove ha incontrato le persone che l’hanno segnata, nella pittura e anche nel racconto di sé: si è lasciata condurre su strade tragicomiche, quasi fosse un Marcovaldo contemporaneo, con banali avventure della quotidianità che possono – come appunto nel libro di Calvino, diventare universali”.

Da qui nasce l’arte della Maccheroni, qualcosa di davvero formidabile, che spinge ai massimi livelli, grazie ad una tecnica che ha elaborato negli anni, ma che era già presente fino nelle prime opere. Si tratta di una pittura che ha alcuni riferimenti, ad esempio nel divisionismo a cui sottopone i suoi quadri, nell’uso di colori quasi sempre molto accesi, nel trattamento che fa della natura, dei volti, degli oggetti che a volte riporta nell’opera, ma che è senza dubbio di grande originalità, privo di mediazione; il corpo è dipinto senza sconti, con grinze e lineamenti segnati dal tempo che passa, come se – appunto – la sua fosse una ricerca antropologica, non soltanto espressiva.

Nella Maccheroni c’è – come nota Ilario Luperini – “una pittura costruita su colori forti e contrastanti, trattati con impeto e con una forza emotiva che emerge urgente e perentoria; una pittura condotta con pennellate distinte e tocchi frenetici alla maniera divisionista, in cui il primo obiettivo – in gran parte dei quadri – sembra essere non quello di dare armonia alla composizione, ma, semmai, di provocare in chi guarda una sorta di disagio che generi disorientamento e spinga a riflettere sui mali dell’esistenza”.

Fonte: Ufficio Stampa



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