Il Covid19 all'ospedale di Empoli, un racconto vissuto attraverso gli scatti di Nilo Capretti

Il sindaco: "Quel ricordo sia un monito affinché la Sanità rimanga forte, strutturata e soprattutto pubblica"


Empoli 2020, Ospedale San Giuseppe. Al suo interno il personale sanitario sta lottando contro il Covid-19 da mesi, tra turni massacranti e corsie piene. Fuori dalle mura dell'ospedale,  la città è deserta, svuotata della sua vitalità, solo il suono delle sirene riecheggia per le strade. Ma c'è qualcuno che sceglie di documentare quel momento assurdo quanto drammatico, paradossale quanto vero: il fotografo Nilo Capretti attraverso i suoi scatti vuole testimoniare da vicino quei momenti che ora sembrano lontani, ma che hanno segnato la vita di molte persone.

È stata presentata oggi la mostra 'Immagini che raccontano una storia. Il COVID all'ospedale San Giuseppe di Empoli negli scatti di Nilo Capretti', organizzata dall'Ausl Toscana Centro, che sarà visibile dal 1 al 15 marzo nello spazio espositivo di Palazzo Leggenda, entrata in piazza del Popolo, nel centro di Empoli. All'iniziativa erano presenti anche tutti i sindaci dell'Empolese Valdelsa che affrontarono l'emergenza Covid, oltre a vari rappresentanti delle istituzioni come il consigliere Enrico Sostegni, presidente Commissione Sanità del Consiglio Regionale.

"Di quei giorni ricordo la sensazione di una realtà sospesa tra il palpito della vita e il silenzio della paura: il silenzio della città vuota - afferma Nilo Capretti - Sono entrato al San Giuseppe di Empoli, dopo averne avuto i permessi, che era il 6 maggio del 2020, ricordo l’attenzione maniacale che ho dovuto osservare nella vestizione, per non lasciare scoperto, preda del virus, neppure un millimetro del mio corpo. Ho intravisto attraverso le mascherine ed i caschi con visiera, le facce di tanti medici e infermieri determinati nel portare avanti la loro professione, nonostante i lunghi, faticosi turni dentro le tute protettive nelle quali era difficile respirare. Ho cercato di realizzare immagini di una battaglia senza precedenti; di fare, senza filtri, un ritratto dell’umanità che si aggrappa alla speranza".

 

 

Una mostra che mette al centro la memoria e la gratitudine verso il personale sanitario, ma che guarda anche al futuro, che invita a raccogliere il peso di quell'esperienza per non lasciare indietro la Sanità e chi ci lavora: "Il ricordo di quei giorni mi hanno fatto venire alla mente la sensazione di una quotidianità aggredita, da un nemico invisibile, ma aggressivo. Non bisogna dimenticare quelle priorità che ci eravamo promessi cioè che la Sanità dovesse essere centrale, che bisogna essere legati agli operatori sanitari. Quello che è successo e la straordinaria capacità di mobilitazione della Sanità non lo dobbiamo dimenticare e ci deve servire da monito per il presente affinché si sia vicino sempre agli operatori e affinché la Sanità rimanga forte, strutturata e soprattutto pubblica. Questa mostra serve anche a questo", ha detto il sindaco Alessio Mantellassi presente all'inaugurazione della mostra.

"Quando a loro dissi siete degli eroi - spiega il sindaco - qualcuno degli stessi operatori storse la bocca, dicevano 'non siamo eroi stiamo facendo solo il nostro lavoro, dateci una mano!' Si deve evitare di esagerare con le parole e poi passati i momenti duri dimenticarsi: l'operatore sanitario non è prima un eroe durante la fase più dura e poi lo critichi il giorno dopo, ma ogni giorno bisogna provare rispetto per il lavoro che fa che è estremamente delicato e importante per le nostre vite"

"Si combatteva contro un nemico invisibile di cui non si sapeva niente, i primi a non saperlo erano gli operatori, ma nonostante questo stavano lì e mettevano a rischio al propria vita"  spiega l'ex sindaca Brenda Barnini che traccia un quadro positivo della difficile gestione dell'emergenza si da parte dei Comuni che proposero attraverso ANCI  "di sterilizzare la possibilità di fare ordinanze" evitando "che 8mila comuni gestissero ognuno a modo suo l'emergenza", e della Regione prima con il presidente Rossi "che dimostrò tutta l'esperienza che aveva accumulato in un ventennio prendendo decisioni difficili ma necessarie" e poi nella nuova legislatura del presidente Giani "che non iniziò in modo semplice, la vera emergenza sanitaria in termini di numeri arrivò in quel momento". L'ex sindaca valuta positivamente anche l'azione del Governo "che affrontò una cosa che non si era mai visto prima e per primo in Europa", ma sul "come se ne è usciti dopo, metto un punto di sospensione, perché non è stata all'altezza dell'emergenza che abbiamo vissuto". 

 

La Dott.ssa Loriana Meini, Direttore dell'Assistenza Infermieristica, osservando le immagini scattate ricorda: "Rivedere queste foto fa riaffiorare alla mente tanti momento difficili e tante paure. Ci sono state paure personali e professionali: il timore del contagio e la conseguente paura di una malattia di cui si conosceva veramente poco. la paura del crollo del sistema; l’iniziale carenza di dispositivi di sicurezza, i postiletto da convertire rapidamente in letti Covid, la situazione delle Residenze Sanitarie Assistite del nostro territorio, gestire i servizi senza i tanti colleghi che purtroppo si infettavano. Mi preme però citare anche un momento “bello”: l’arrivo dei primi vaccini il 27 dicembre del 2020: La strada sarebbe stata ancora molto lunga e complicata ma ha rappresentato, almeno per me, una luce in fondo al tunnel. Un momento dove si poteva sperare in un futuro. Dietro queste bellissime immagini c’è stata una forte integrazione di tutti i professionisti che mi preme ringraziare, in particolare gli Infermieri e gli Operatori Socio Sanitari dell’ospedale e del territorio."

Paolo Tarquini, direttore della Medicina, parla di un "momento spartiacque nella sanità e non solo", e racconta la gestione sanitaria dell'emergenza: "Per un medico è stata una sfida lavorare al di fuori delle linee guida, perché stavamo combattendo una cosa che non conoscevamo. Ci siamo presi sempre cura dei malati anche quando non sapevamo cosa fare, abbiamo sbagliato tante volte perché non c'era un modo per fare bene. All'inizio c'erano diverse terapie e prese di posizioni ideologiche su alcuni trattamenti invece che altri, che non hanno fatto bene. Abbiamo avuto il coraggio di prendere decisioni, anche al di fuori delle linee guida, perché quando c'è da scegliere tra la vita o la morte non c'è indicazioni. I nostri dati sono un po' migliore della media nazionale per indice di sopravvivenza, abbiamo avuto 7mila ricoveri, secondi solo a Careggi, e credo sia stato fatto un buon lavoro"

La Dott.ssa Silvia Guarducci, Direttrice PO San Giuseppe durante il Covid, ha ricordato il periodo e ha ringraziato tutto il personale sanitario e non che ha aiutato e resistito all'ondata pandemica lodando "il lavoro di gruppo", e ricordando in particolare l'affetto della comunità: "Abbiamo trovato una comunità, dai cittadini agli imprenditori fino alle istituzioni, che ci ha sostenuto e ci ha supportato. Questo è importante da ricordare: nessuno di noi era un eroe, ma facevamo solo il nostro lavoro, ma i sanitari oggi sono vittime di aggressioni e forse abbiamo imparato poco da quella circostanza. Queste foto testimoniano la vicinanza di quel periodo"

"All’inizio - ha raccontato Guarducci nel dépliant della mostra - non avevamo abbastanza caschi e ventilatori, mascherine e a volte anche personale, ma poi tutto è arrivato, grazie all’organizzazione e anche alla generosità delle persone, che ci hanno sostenuto in questi mesi, oltre che le istituzioni che hanno fatto in modo di sveltire le modalità di assunzione del personale. Dalla chiusura totale degli ospedali siamo arrivati alla possibilità di far entrare ogni giorno per una visita un familiare di un paziente per setting Covid, ed è stata per tutti una enorme soddisfazione. Alla fine della prima ondata, pensavamo di avere scalato una montagna e di avere svolto un lavoro incredibile; ma poi ci siamo resi conto di aver curato un numero di pazienti 10 volte maggiore. Il nostro Presidio fa parte di una rete Ospedaliera, che ci ha permesso di supportarci a vicenda in caso di bisogno; altri Ospedali ci hanno aiutato nei momenti di maggior criticità, come altre tanto abbiamo fatto noi quando necessario. Infine grazie a chi ha contribuito a creare questo “ricordo”, al fotografo Nilo Capretti, agli sponsor Antonini s.r.l., Mac autoadesivi s.r.l., Magis s.p.a. oltre che alla Fondazione Santa Maria Nuova di Firenze e al Comune di Empoli."

Antonio Lanzo

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