"Siamo studenti non pinguini", "Il diritto alla studio non si dovrebbe misurare con il termometro": protestano gli studenti dell'Istituto Federigo Enriques di Castelfiorentino che ormai da tempo denunciano le basse temperature in cui sono costretti a far lezione.
Questa mattina un centinaio di studenti si è dato appuntamento fuori dai cancelli dell'istituto con cartelli e slogan per "mandare un messaggio che possa essere preso seriamente in considerazione dalla Città Metropolitana di Firenze e dall'azienda che si occupa della manutenzione dell'impianto di riscaldamento", come si legge in una nota degli studenti.
"I termosifoni non funzionano - denunciano gli studenti - quelli che funzionano si riscaldano solo parzialmente. L'impianto cambiato lo scorso anno non può essere utilizzato efficacemente a causa delle tubazioni otturate dal calcare. Studenti e chiunque lavori all'interno della struttura sono costretti a fare la didattica con coperte e giubbotti".
L'Istituto Enriques ospita più di 1000 ragazzi e ragazze, la maggior parte minorenni, circa un centinaio di docenti e molti collaboratori, tra cui personale ATA e via discorrendo: "Tutte queste persone sono costrette giornalmente a patire il freddo durante le ore scolastiche e di lavoro. Questa è una battaglia che va avanti da diversi anni, chi è in questa scuola da 5 anni può testimoniare che non è mai stato eseguito un vero e proprio lavoro di manutenzione sull'impianto. L'anno scorso è stata eseguita l'unica operazione di modernizzazione delle caldaie dopo diversi anni, senza però aver fatto un controllo delle tubature e dei termosifoni".
Gli studenti raccontano che un operatore dell'azienda che gestisce l'impianto avrebbe parlato di "tubature incrostate di calcare": "Siamo a conoscenza - continuano - che l'acqua di Castelfiorentino e dintorni abbia una notevole concentrazione di calcare, ma se vengono eseguiti periodici controlli il problema dell'otturazione può essere aggirato, come viene fatto dai semplici cittadini dei suddetti paesi limitrofi. Ciò ci fa dedurre che le operazioni di controllo siano state fatte in maniera superficiale e non efficiente. Il nostro intento non è quello di attaccare la città Metropolitana o l'azienda che si occupa dei controlli, ma è semplicemente quello di risolvere un disagio che persiste anche dopo diversi anni e diverse sollecitazioni, le quali sono state spesso ignorate e che non hanno MAl avuto un riscontro positivo".
"La situazione - conclude la nota - dopo tutti questi anni è diventata insopportabile, danneggiando l'ambiente, nel quale viene trascorsa la maggior parte della giornata, e la didattica ne subisce le conseguenze, dato il malumore diffuso, generato dalla circostanza".
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