Accorpamento Gonnelli, il PD empolese sceglie di non votare: dissenso senza rottura, per qualcuno "è insufficiente"

Nonostante le manifestazioni e il 'grande No' disegnato con i propri corpi nel corso di un flash mob, nonostante le dure prese di posizione dei sindaci di Gambassi Terme e Montaione e nonostante le altrettanto dure critiche a mezzo stampa da parte del PD Empolese Valdelsa, con il passare dei giorni l'eco dell'istituto comprensivo Gonnelli si è perso tra i corridoi del PD fiorentino. Si è fatto orecchio da mercante e il dibattito è stato riposto comodamente nella cartellina degli ordini del giorno della Metrocittà. Il segretario Fossi non ha mai espresso una posizione ferma al riguardo, mentre del dibattito interno, che c'è pur stato, poco è emerso. Si è arrivati così quasi in punta di piedi alla scelta a cui era chiamata oggi la Città Metropolitana sul futuro dell'istituto, quella che a dire il vero tutti si aspettavano: sacrificare il Gonnelli sull'altare del 'prestigioso' Galileo di Firenze.

La decisione è stata nuovamente contestata con una nota dal PD Empolese Valdelsa, e al momento del voto i consiglieri metropolitani espressione di questo territorio hanno lasciato l'aula senza votare il provvedimento. La piccola crisi della 'sedia vuota', però, non ha convinto tutti. Dure le parole del sindaco Dem di Montaione Pomponi ai suoi: "Quella dei nostri rappresentanti è una posizione debole,  essere usciti dall'aula e non votare contro è insufficiente dal punto di vista politico". Il segretario PD Empolese Valdelsa Mazzantini, tuttavia, rivendica quella che considera una chiara presa di posizione di dissenso: "Nel PD non è comune uscire dall'aula e non votare un proprio provvedimento, è un messaggio di dissenso, coerente con il comportamento preso dal partito a livello territoriale".

A chi fosse un po' avvezzo di politica, non sorprende che non si metta a rischio una maggioranza di un Ente, o la compattezza di un intero partito, sulla base di una singola misura, né che i panni si lavino in casa: così funziona un partito.

La sensazione è che non si sia voluto raccogliere fino in fondo la mobilitazione dal basso e che il gioco, pardon l'istituto Gonnelli, non valesse la candela, ossia la rottura nel PD. Una posizione politicamente legittima e politicamente comprensibile, una scelta di cui il partito si assumerà le responsabilità in sede elettorale. Peraltro, dopo le prese di posizione pubblica di esponenti importanti come il senatore Parrini e il consigliere regionale Sostegni è lecito aspettarsi che nel partito si sia fatto volare gli stracci. La scelta di non portare in aula la crisi e di non esasperare i toni la si può comprendere, ma presta ovviamente il fianco all'accusa di un 'PD rinunciatario' da parte di chi vive sulla sua pelle gli effetti dell'accorpamento del Gonnelli. È il gioco delle parti: come è legittimo soppesare i punti di rottura interni ad un partito, altrettanto lo è chiedere di rappresentare le proprie istanze senza compromessi.

Il caso-Gonnelli, al di là di ogni disquisizione sul cosa si poteva o si doveva fare, delinea semmai un punto chiaro, e in fin dei conti abbastanza scontato: la sconfitta del PD locale e l'esistenza nei Dem di rapporti di forza sbilanciati verso il capoluogo toscano, sia per influenza politica che, forse, per bacino elettorale. Il Gonnelli non vale il Galileo, Gambassi-Montaione non valgono Firenze, e mentre il PD Empolese Valdelsa si trova nell'impaccio di dover spiegare ai suoi perché di una decisione obiettivamente ingiusta, dall'altra in città i colleghi di partito possono esaudire i desiderata di qualcuno. Il bilancio di questa operazione si farà nelle urne, tra diversi anni, quando forse la 'piccola' questione dell'accorpamento sarà dimenticata.

I sindaci di Gambassi e Montaione, però, puntano ora i piedi e annunciano il ricorso al TAR, "abbiamo già dato mandato ai nostri legali", spiega Pomponi, supportati peraltro dal PD Empolese Valdelsa, "L’ingiustizia della scelta consiliare giustifica anche la presentazione di eventuali ricorsi al TAR da parte degli Enti titolati, in presenza dei presupposti di legge", spiega Mazzantini.

"Questa operazione è semplicemente vergognosa, - spiega Pomponi -  ha riconfermato l'arroganza politica fiorentina. La citta metropolitana Firenze-centrica ha prodotto una delibera che è piena di omissioni, inesattezze e falsità. Una cosa vergognosa che ha dimostrato l'autorità politica fiorentina priva però di ogni autorevolezza".

Un'operazione, quella della Città Metropolitana, che per il sindaco di Gambassi Sergio Marzocchi non è stata fatta in punta di piedi , ma addirittura nel silenzio: "Chiedere alle istituzioni e ai rappresentanti di spiegare le loro azioni e decisioni, attraverso meccanismi di monitoraggio e reportistica è il minimo che possiamo chiedere ad una istituzione importante come la Citta Metropolitana di Firenze. Questa mattina abbiamo appreso che il Consiglio Metropolitano ha deliberato l'accorpamento della G. Gonnelli Gambassi-Montaione con la Don Milani di Montespertoli. La propensione all'arroganza si è manifestata anche in questo atto: chi ha votato a favore e chi contro?, in che termini si è svolto il dibattito? Dobbiamo aspettare la pubblicazione del verbale dell'Assemblea provinciale, semmai verrà pubblicato sul sito della metrocittà".

Tra chi cammina in punta e chi i piedi li punta, insomma, sembra segnata da Firenze la sorte del Gonnelli, TAR permettendo.

Giovanni Mennillo

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