Un minuto di silenzio, un abbraccio collettivo di tutto il Consiglio regionale alle famiglie delle vittime e dei feriti della tragedia di Calenzano, a tutta la comunità colpita e un ringraziamento alle forze dell’ordine e ai volontari impegnati sul campo. Così il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha aperto la seduta di Aula questa mattina, all’indomani dell’esplosione che ha coinvolto il sito Eni di Calenzano, nella quale hanno perso la vita cinque persone e sono rimaste ferite e ancora ricoverate in ospedale, due in condizione molto gravi, 14 persone. Una seduta che si è poi conclusa, in segno di rispetto delle vittime, dei famigliari e dell’intera comunità di Calenzano, al termine degli interventi dei capigruppo. E proprio i capigruppo, con il presidente Mazzeo e il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani, domani, mercoledì 11, alle 10, nella giornata di lutto regionale, saranno sul luogo dell’incidente per osservare un minuto di silenzio e deporre dei fiori in ricordo di chi ha perso la vita.
“Abbiamo scelto di essere qui nel ricordo di quelle persone che hanno perso la propria vita in un luogo di lavoro - ha detto Mazzeo in apertura della seduta di Aula – E’ un’altra tragedia che tocca la Toscana, dopo quella di via Mariti”. Il ringraziamento del presidente va anche a “chi sta cercando di fare da subito chiarezza sull’accaduto: i tecnici di Arpat, la magistratura, la procura della Repubblica, i vigili del fuoco”. “Non dobbiamo abbassare la guardia; ogni qualvolta accade un fatto come questo e un uomo o una donna perdono la vita sul lavoro - ha aggiunto - nessuno di noi si può sentire lontano e nessuno di noi si può sentire non responsabile”. E ancora: “Servono misure e fatti concreti per la sicurezza nei luoghi di lavoro e collaborazione tra istituzioni ed enti locali per cercare di evitare che anche una sola persona possa morire in un luogo di lavoro”.
“La seduta di stamani, - ha detto il presidente della Giunta Eugenio Giani - ha il senso della partecipazione attiva della Regione a quella che è una tragedia che ci ferisce profondamente e che richiede una valutazione suppletiva, quando sarà passata l’emergenza, per capire l’appropriatezza di un impianto così importante e con elementi di pericolosità nel contesto della città metropolitana, in un territorio che intorno a esso oggi ha una forte connotazione urbana e nel quale si concentrano, sostanzialmente 800mila persone”. Il presidente ha precisato che il carburante arriva direttamente all’impianto Eni di Calenzano attraverso la condotta sotterranea dalla raffineria di Livorno. “L’incidente – ha aggiunto – poteva avere conseguenze ben più gravi se le fiamme avessero toccato altre cisterne di stoccaggio” e le “misure di sicurezza dell’impianto stesso e il tempestivo intervento dei vigili del fuoco sono stati fondamentali per isolare l’incendio alla sola area della pensilina destinata alle autobotti”. Ricordando che il luogo è stato posto sotto sequestro dalla magistratura, Giani ha detto che “adesso sarà l’inchiesta a fare chiarezza sulle cause che hanno generato l’incendio e sulla sua dinamica precisa”.
Riguardo alle persone coinvolte nell’incidente, Giani ha spiegato che “si tratta di operai, tutti italiani. Si può parlare al momento di 4 vittime, di un disperso e di 14 ricoverati (alle 14, a Consiglio ormai terminato, le vittime sono salite a 5, Ndr)”. Le conduzioni di due dei feriti, ha sottolineato, ”versano in una “situazione di gravità e sono ricoverati al centro grandi ustioni di Cisanello”.
In prospettiva, ha aggiunto ancora Giani, “dovremmo lavorare perché il luogo dove vengono svolte queste funzioni così delicate e così fonte di pericolo, è inappropriato; negli anni ‘60, quando questo luogo fu acquistato da Eni, era aperta campagna, oggi è un’aria densamente urbanizzata sia sul piano industriale che di residenze” e “la prevenzione richiede una diversa distribuzione di funzioni per lo svolgimento di quelle attività che sono inquadrabili nella direttiva Seveso, ovvero di particolare pericolosità”.
Infine, Giani ha espresso apprezzamento per il lavoro del procuratore Testaroli, ha ricordato la telefonata con il Presidente della Repubblica Mattarella e con il ministro del Lavoro Calderone e ha rinnovato il senso di vicinanza alle famiglie che hanno vissuto questo dramma”.
“Dobbiamo analizzare la logica di come si sviluppano urbanisticamente le aree industriali”, ha detto Andrea Ulmi (gruppo misto-Merito e lealtà). “La cosa giusta da fare oggi – ha aggiunto – è essere qui e rendere omaggio alle vittime”.
“Corretto e doveroso che il Consiglio regionale si sia riunito per esprimere il proprio senso di vicinanza ai familiari delle vittime, dei dispersi, dei feriti”, ha detto Stefano Scaramelli (Italia Viva) -. “A noi il compito di comprendere”, il fatto che “quella zona, logisticamente agevole perché vicina alle arterie di grande comunicazione, oggi sia in un’area di trasformazione urbana”, “ci pone una riflessione seria sugli sviluppi urbanistici, sulle prescrizioni da dare”. “Occorre usare massima cautela per lo sviluppo della regione, anche trovando la disponibilità nelle maglie normative, per trovare processi di delocalizzazione di realtà che un tempo erano in campagna e oggi sono in aree urbane”.
“E’ nostro dovere essere qui - ha detto Irene Galletti (M5S) - per esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime, ai feriti. Questo è il momento del cordoglio e della riflessione”. Ha poi aggiunto: “L’impianto è lì dagli anni ‘60, ma il tessuto economico e urbano è cambiato, adesso occorre una riflessione alla luce della normativa Seveso e delle modifiche, anche a livello tecnologico, riguardo allo sviluppo dell’industria”. “In questo momento – ha concluso - dobbiamo ragionare in termini di prevenzione” e “questo ci impone di rivedere il nostro territorio e il suo tessuto urbano”.
“A Calenzano oggi è lutto cittadino e noi non dovevamo essere qui – ha affermato Vittorio Fantozzi (FdI) – Lei, presidente, doveva essere a Calenzano”. Quindi ha aggiunto: “Noi avevamo espresso la volontà di non essere presenti perché riteniamo che ci siano dei limiti invalicabili e non è solo per una questione di rispetto del dolore delle vittime e dei lori famigliari e del silenzio che si deve nell’attesa di chi sta lavorando alla ricerca del disperso; ma anche perché ci sono questioni che non si possono affrontare oggi e devono essere rinviate a dopo l’emergenza, dopo aver raccolto maggiori elementi”. “Riguardo al nostro dovere, noi siamo un organo di rappresentanza – ha continuato - e non dovremmo essere qui per dare battaglia su provvedimenti meramente di ordine politico”, ma è bensì il momento di fermarsi”.
A chiudere il dibattito Vincenzo Ceccarelli (Pd): “Credo che facciamo bene ad essere qui a fare il nostro lavoro”, “domani sarà lutto regionale e anche noi lo rispetteremo”. “Oggi è un giorno di dolore che ne segue altri – afferma Ceccarelli - e la mente va alle vittime di via Mariti. In Toscana – ha aggiunto – fino a novembre ci sono stati 43 decessi, il 26per cento in più del 2023, ai quali si aggiungono quelli di questa tragica vicenda”. Poi uno sguardo ai dati nazionali: “In Italia ci sono stati, nei primi 9 mesi, 776 vittime (tre morti al giorno) sul lavoro (esclusi quelli in itinere)”;“questi dati esprimono la tragicità delle morti sul lavoro”. “Occorre un’azione di sistema che riguarda istituzioni, associazioni, sindacati e ognuno di noi individualmente e credo che nell’ambito dei controlli, della formazione, della promozione culturale stia un impegno corale” ma adesso “è il momento per piangere le vittime”.
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