La presidente Cesani: "Scegliere l'abete naturale significa aiutare l'ambiente, sostenere la montagna". Cresce la richiesta per l'associazione di categoria, "ma manodopera, clima e plastica minacciano la coltivazione"
La domanda di abeti naturali Made in Tuscany cresce ad un ritmo del 5% l’anno ma la difficoltà di reperire manodopera stagionale, i cambiamenti climatici e le inquinanti versioni di plastica minacciano il futuro di un settore strategico che garantisce la cura e la manutenzione delle aree collinari e montane e ci da una mano nel contrastare la presenza di CO2 nell’aria. A dirlo è Coldiretti Toscana in vista dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, il giorno in cui, per tradizione, si addobba l’albero di Natale. La Toscana è la capitale degli alberi di Natale con oltre 3 milioni di esemplari coltivati (rosso, bianco, nordmanniano e del Colorado) ed oltre 500 mila commercializzati ogni anno in Italia e all’estero per un volume d’affari che si aggira tra i 10 ed i 12 milioni di euro. Circa 200 le aziende specializzate per lo più concentrate in provincia di Arezzo, nel casentinese e nel distretto pistoiese dove esiste una lunga tradizione con la coltivazione di abeti ad uso natalizio che interessa circa 1.100 ettari di superfici complessive. Per esaltarne l’importanza e promuovere il comparto Coldiretti Toscana in collaborazione con Giorgio Tesi Group e Regione Toscana ha donato al Comune di Firenze tra abeti monumentali posizionati in Piazza Duomo, Piazza Repubblica e Piazzale Michelangelo per rendere ancora più bello e sostenibile tutto il periodo delle festività.
"È un settore importante, non solo per i numeri economici ed occupazionali che sviluppa contribuendo al primato nazionale del vivaismo regionale, bensì per il suo impatto sociale ed ambientale positivo sul territorio ed in zone marginali dove la presenza delle aziende vivaistiche assicura tutta una serie di cure fondamentali come la regimazione delle acque e la sistemazione dei terrazzamenti che prevengono il rischio idrogeologico e incendio di cui beneficiano le comunità a valle. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La crescente sensibilità verso la sostenibilità ed i temi climatici da parte dei cittadini, ha portato ad un aumento della domanda di abeti naturali e conseguentemente delle superfici favorendo il recupero di terreni e terrazzamenti abbandonati. Scegliere l’abete naturale significa aiutare l’ambiente, sostenere la nostra montagna e festeggiare il Natale con il vero, in tutti i sensi, simbolo delle festività".
Se da un lato il settore cresce, dall’altro lo fa tra tante difficoltà. La manodopera ed il caldo estremo che manda in stress le piante soprattutto quelle giovani quando non a seccarle del tutto. "Questo è un mestiere faticoso, si lavora al freddo e all’aperto, e non sempre sotto il sole: i lavoratori non si trovano ed ogni anno è sempre peggio. – racconta Andrea Baggiani, storico produttore di Montemignaio – Per difenderci dall’innalzamento delle temperature stiamo riportando a quote più alte le coltivazioni: gli alberi hanno bisogno di umidità e freddo per crescere forti e belli. Negli anni avevamo fatto il percorso inverso spostando le coltivazioni verso la pianura dove le condizioni logistiche sono migliori. Ritorniamo in un certo senso alle origini". Gli fa eco il giovane vivaista Davide Giabbani, seconda generazionale di abeticoltori di Stia che coltivano abeti a 600 metri di altezza. La sua azienda ha recuperato liberato cinque ettari di terreni pieni di rovi per destinarli alla coltivazione di abeti: "Sopperiamo alla carenza di manodopera meccanizzando i processi fin dove possibile considerando che lavoriamo in livelli spesso molto difficili. – spiega il giovane imprenditore – Non avendo la possibilità di irrigare, trattandosi di coltivazioni in pieno campo, arieggiamo con frequenza i terreni per trattenere l’umidità e farli respirare quando è caldo. Una pratica dispendiosa sia in termini di risorse che di tempo che diventa indispensabile per salvare le coltivazioni".
A danneggiare la coltivazione dell’abete vero è sempre di più l’invasione di abeti di plastica, prodotti all’estero e trasportati per migliaia di chilometri prima di raggiungere le nostre abitazioni. Sono circa 500 mila gli abeti artificiali venduti in Italia secondo alcune stime. Prodotti che richiedono un notevole dispendio di energia e sono fonte di inquinamento sia nella fase produttiva e trasporto sia in quella di smaltimento. Sono i numeri a fornire le motivazioni di una scelta consapevole, responsabile ed intelligente che si prende cura del nostro pianeta: la coltivazione di un albero naturale sottrae 47 grammi di CO2 dall’atmosfera, la produzione invece di un albero sintetico rilascia nell’atmosfera tra i 40-60 kg di CO2. I vivai toscani, mettendo in fila i suoi numeri, contribuiscono alla diminuzione di CO2 di circa 47 tonnellate. Decidere, in questo senso, non dovrebbe essere difficile.
Per guidare all’acquisto di un albero vero e perché preferirlo, Coldiretti Toscana ha elaborato un vademecum. Prima dell’acquisto è meglio prima misurare accuratamente l’altezza del soffitto di casa, per non trovarsi con una pianta troppo alta, perché all’aperto gli alberi sembrano molto più piccoli che all’interno. Al vivaio o nei mercati di Campagna Amica non bisogna andare alla ricerca di un albero perfetto perché – spiega Coldiretti Toscana – ogni esemplare tende ad avere un lato meno ricco di rami nella parte cresciuta verso nord e poi ricordarsi che si tratta di un albero vivo la cui naturale asimmetria è sicuramente compensata dall’autenticità dello stesso.
Tutte le conifere – sottolinea Coldiretti Toscana – tendono a perdere gli aghi nella parte interna dei rami ma ciò non significa che l’albero sia vecchio e in ogni caso, per evitare di sporcare macchine e case, chiedere al vivaista di scuotere l’albero per far cadere gli aghi secchi. Meglio portare a casa l’albero, distendendo bene i rami, con qualche giorno di anticipo prima di addobbarlo in modo da farlo adattare al nuovo ambiente.
Una volta a casa bisogna sistemare l’albero in un luogo luminoso, fresco, lontano da fonti di calore, come i termosifoni e al riparo da correnti d’aria, come porte e finestre, al riparo da eventuali forti folate di vento – sottolinea Coldiretti Toscana – inoltre è meglio evitare addobbi pesanti per non spezzare i rami, non spruzzare neve sintetica e spray colorati perché l’albero e vivo e respira, contribuendo ad abbattere gli inquinanti dell’aria domestica. È buona norma mantenere la terra umida, ma non eccessivamente bagnata – consiglia Coldiretti Toscana – anche con l’utilizzo di un nebulizzatore, da usare anche sui rami solo però se non ci sono luci o fili elettrici.
Terminato il periodo natalizio se l’albero acquistato ha buone radici può essere posizionato – ricorda Coldiretti Toscana – all’esterno sul balcone o piantato in giardino, considerando però che si tratta di una pianta che può crescere anche fino a 15 - 20 metri. Se non si ha spazio dove piantarlo allora è possibile – conclude Coldiretti Toscana – donarlo ai centri di raccolta indicati dai vivaisti, dai Comuni, dal Corpo forestale dello Stato o in alcuni mercati di Campagna Amica. Gli abeti ad uso natalizio, è bene ricordare, vengono coltivati come una qualsiasi altra pianta ornamentale e provengono da vivai autorizzati dalla Regione Toscana con apposita iscrizione. Ogni singolo abete è accompagnato da cartellino identificativo riportante i dati dell’impresa produttrice con il relativo codice di autorizzazione, oltre alla dicitura che trattasi di soggetti "non per uso forestale". Inoltre la Regione attua controlli annuali per verificare l’idoneità delle pratiche agronomiche e formali che l’azienda è tenuta a rispettare.
Fonte: Coldiretti Toscana
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