Incontro con Stefano Fassina per tornare a parlare di autonomia differenziata.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale l’Autonomia differenziata risulta è vero pesantemente indebolita, e questa è indubbiamente una vittoria politica per i promotori del Referendum, ma siamo convinti che la legge Calderoli può ancora fare molti danni al Paese e alle persone che rappresentiamo. Per questo continuiamo il nostro impegno fino al Referendum e all'abolizione completa della Legge.

Ne parleremo il 4 dicembre con Stefano Fassina, autore del Libro "Perchè l'autonomia differenziata fa male anche al nord". Durante il confronto parleremo di come la Legge Calderoli mantenga un impianto in grado di stravolgere l’intera architettura repubblicana, indebolendo la funzione del Parlamento e delle istituzioni di garanzia, in primis quella del presidente della Repubblica. E affronteremo soprattutto la questione di come questa legge danneggi anche il sistema sociale ed economico del Nord e in particolare della Toscana.

Fassina spiega bene come l'autonomia, così intesa, porterà all'assenza di strategie e politiche industriali e alla resistenza di tante aziende ad investire sull’innalzamento della specializzazione produttiva: «la strada del “fai da te” regionale porta a peggiorare le condizioni di competitività delle imprese coinvolte». In particolare l'Italia perderebbe gran parte del suo di potere negoziale nello scacchiere internazionale a danno in primo luogo delle Regioni industriali che hanno nel mercato estero il loro fondamento produttivo. In definitiva a pagare lo scotto saranno soprattutto le lavoratrici e i lavoratori delle imprese del Nord. «In un contesto di competizionale regionale senza standard nazionali - si domanda Fassina - quanto potrebbe reggere il contratto collettivo nazionale di lavoro nella sua funzione sostanziale di limitare la concorrenza al ribasso nelle condizioni di lavoro, già in buona parte compromessa?». Ma a farne le spese saranno anche ambiente, infrastrutture, sanità, istruzione, lavoro dal momento che «non è difficile immaginare le difficoltà per mettere d’accordo, dopo aver marginalizzato lo Stato, i presidenti di regione e l’impennata dei tempi, già biblici».

Fonte: Ufficio Stampa

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