Per il secondo anno consecutivo, SYNLAB è partner de L’Eredità delle Donne, manifestazione dedicata all’empowerment femminile nata con l’obiettivo di riscoprire qual è il ruolo delle donne in termini di progresso nei campi del sapere, della società, della scienza e dell’innovazione. Per questa settima edizione, intitolata “Future”, SYNLAB ha partecipato al talk “La cura intelligente”, ospitato negli spazi di ZOO_Hub in Manifattura Tabacchi.
Condotto dalla giornalista, scrittrice e divulgatrice scientifica Silvia Bencivelli, il panel ha visto confrontarsi confrontarsi sul presente e l’attualità delle applicazioni dell’intelligenza artificiale nella medicina di genere Darya Majidi, imprenditrice digitale italo-iraniana, computer scientist, esperta in intelligenza artificiale, e Maria Cristina Pasqualetto, cardiologa ed esperta nell’utilizzo delle innovazioni tecnologiche in ambito cardiologico sia diagnostiche che terapeutiche, in forza a SYNLAB.
“È necessario studiare le patologie che affliggono diversamente uomini e donne, anche quelle che ci interessano più da vicino, quindi l’insorgenza dei fattori di rischio cardiovascolari, e di conseguenza anche come fare prevenzione in maniera corretta. Tutto questo si rende necessario laddove vogliamo arrivare davvero a una cura intelligente, che è il titolo del panel che abbiamo affrontato ieri a L’Eredità delle Donne - ha dichiarato Maria Cristina Pasqualetto, cardiologa ed esperta nell’utilizzo delle innovazioni tecnologiche in ambito cardiologico sia diagnostiche che terapeutiche, in forza a SYNLAB.
“A che punto è la medicina di genere in Italia? È necessario dire che la medicina di genere in Italia non è una moda, inizia a diffondersi negli anni Novanta quale urgente necessità di una medicina personalizzata, ma siamo ancora lontani nella sua totale realizzazione se pensiamo che siamo nel 2024 ed esistono appunto enormi differenze nella cura di uomo e donna: gli studi scientifici ce lo stanno dimostrando sempre di più e ciò comporterà decisamente un impegno maggiore da parte delle figure mediche, che devono assolutamente essere il più consapevoli possibile della medicina di genere e delle influenze che essa determina nella comprensione e nello studio delle patologie, oltre che nel ruolo dei farmaci che devono essere utilizzati nelle singole persone. Questo ovviamente è uno sforzo che influenza ed influenzerà sempre di più il lavoro quotidiano del medico e dell’organizzazione sociosanitaria” ha affermato Pasqualetto.
“Nel talk abbiamo parlato anche del ruolo delle donne nella medicina: i dati di oggi ci dicono che sempre più sono le donne medico, che hanno superato anche la presenza maschile. È un dato che dovrebbe far festeggiare, ma se lo caliamo nella realtà che ci viene presentata dalla maggiori associazioni sindacali, vediamo un ambiente in cui le donne si trovano spesso deluse e non soddisfatte, per lo più perchè si trovano a dover affrontare il grossissimo scoglio del conciliare la vita professionale e turni del lavoro con la vita personale e familiare. Il sistema sanitario italiano è un sistema creato negli anni da figure maschili perlopiù per uomini; invece oggi sappiamo benissimo che la donna ha delle esigenze personali, familiari, ma anche fisiche che sono completamente diverse da quelle dell’uomo. Lo vediamo anche nel mondo sportivo: le atlete, per esempio, non sono sottoposte agli stessi carichi di lavoro degli atleti maschi e per ovvi limiti fisici, che la medicina di genere stessa ci ha insegnato esistere, e le donne non possono competere con gli uomini a livello di prestazioni sportive. Questo tipo di paragone, che forse è un po’ se azzardato, diventa necessario per capire che quelli che sono le caratteristiche fisiche e biologiche delle donne devono essere assolutamente prese in considerazione nell’ambito delle organizzazioni lavorative in generale e soprattutto dell’organizzazione sanitaria, per rendere il sistema di lavoro delle donne il più possibile adatto alle esigenze personali delle stesse e per migliorare quella che è la qualità percepita del lavoro. Le donne stesse lamentano di faticare ad accedere a posizioni apicali, non solo all’interno delle strutture sanitarie ma anche nelle organizzazioni mediche. Se guardiamo i dati universitari, le donne che diventano professoresse ordinarie sono una minoranza rispetto a quelle che ad oggi hanno degli incarichi anche precari. È tutto un sistema che va rivisto. La medicina di genere, quindi, in questo senso si deve prendere cura di tutti gli ambiti della medicina, non solo gli ambiti strettamente legati alla salute - quindi alla diagnosi e alla cura delle patologie -, ma anche all’organizzazione delle strutture in cui le donne si trovano oggi a lavorare per esprimere al meglio il loro talento nell’ambito lavorativo” ha aggiunto la dottoressa.
“Sono passati tanti anni, sembra che di strada ne abbiamo fatta poca, ma non è così. Numerosi dati e studi ci hanno portato ad acquisire notizie fondamentali sulla comprensione del diverso impatto del sesso e del genere sulle malattie. La cosa ancora più eccezionale è che le ultime linee guida uscite poche settimane fa sull’American Journal of Medicine riguardo alla prevenzione dell’ictus finalmente hanno dedicato un capitolo proprio alla medicina di genere, distinguendo tutti dei sotto capitoli fondamentali e che prendono in considerazione le diverse condizioni in cui una donna si può trovare nella sua fase della vita, ma prendendo in considerazione per esempio anche le rischio di stroke nelle persone transgender che fanno terapia ormonale. Un grande passo in avanti. C’è ancora molta strada da fare, ma probabilmente in questo l’intelligenza artificiale ben educata - perchè è questo che la comunità scientifica deve fare: educare bene l’intelligenza artificiale - ci aiuterà davvero ad arrivare a una cura intelligente che tenga conto di tutti questi aspetti” ha concluso Pasqualetto.
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