Libri: 'Sempre in piedi', la vita di Nicola Codega

Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana (foto gonews.it)

Il presidente del Consiglio, Antonio Mazzeo, è intervenuto alla presentazione del volume nella sala Affreschi di palazzo del Pegaso: “Il suo è un messaggio potentissimo per i ragazzi e le ragazze del Parlamento regionale degli studenti. Si può cadere, ma ci si può rialzare e lui ha avuto la forza e il coraggio di ritrovare la strada”


È stato presentato venerdì 22 novembre nella sala Affreschi di palazzo del Pegaso il libro di Nicola Codega ‘Sempre in piedi’ di Acrobat Media edizioni. Con l’autore erano presenti il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo e una delegazione del Parlamento regionale degli studenti della Toscana guidata dalla presidente Sofia Canovaro, accompagnata dai vicepresidenti Gioele Righi e Isabella Cipriani e da Sergio Angarano. È intervenuta Mirella Cocchi delegata ai rapporti con il Parlamento degli studenti per la Commissione Regionale per le Pari Opportunità della Toscana.

Nei saluti istituzionali il presidente Mazzeo ha sottolineato come “Nicola Codega in questo suo viaggio tra la spensieratezza della gioventù e il buio di un incidente, abbia mandato un messaggio potentissimo alle ragazze e ai ragazzi del Parlamento regionale degli studenti della Toscana.

Il messaggio è che si può cadere, ma ci si può rialzare. Le cadute possono essere di diverso tipo, come il suo incidente, o riguardare esperienze diverse in campo lavorativo o familiare. Bisogna sempre avere il coraggio di rialzarsi e farlo con la delicatezza con cui l’autore lo ha raccontato nel suo libro ‘Sempre in piedi’. In questo volume ci sono messaggi potenti che i membri del Parlamento regionale degli studenti possono usare come insegnamento per il loro futuro”.

“Si tratta di un libro - ha concluso il presidente del Consiglio regionale - che andrebbe presentato nelle scuole”.

“Si tratta della mia vita prima, durante e dopo il trauma avvenuto nel luglio del 1998”. Ha raccontato Nicola Codega. “Un evento - ha spiegato - capitato come direbbe Dante nel mezzo del cammin di nostra vita, ho fatto 26 anni in piedi e 26 anni seduto. La mia vita è legata allo sport, alla famiglia e ai miei affetti e lo sport è quello che mi ha dato la forza e la determinazione per convivere con il mio trauma. Sottolineo convivere perché questi traumi non si superano. La disabilità rimane sempre dentro di me. Fare sport, avere scritto due libri e girare il mondo mi fa convivere bene con il mio trauma e la mia disabilità”.

“Ho pubblicato questo libro - ha concluso l’autore - per trasmettere ad altre persone la forza, la determinazione, la grinta e il coraggio che mi fanno vivere con questo trauma che dalla quarta vertebra dorsale mi ha tolto mobilità e sensibilità. Ho fatto tre anni di ospedale e 20 operazioni e penso che solo chi ha sofferto possa aiutare le persone che soffrono perché capisce che lingua parla il dolore”.

Il volume racconta la vita di Nicola Codega, ragazzo di Carrara, e il suo rapporto con la disabilità. La carrozzina, che diventerà la sua compagna di viaggio dopo un incidente che nel 1998 gli lascia una lesione dorsale al di sotto della quale non gli rimangono né sensibilità né mobilità. Nicola è un bambino divertente, sportivo e ottimista, sarà poi un giovane e un ragazzo a cui non mancano amici e ragazze, voglia di mettersi in mostra e di lanciare e vincere sfide. Inizia così il fluire in prima persona della sua storia, che Nicola racconta soffermandosi su particolari coloriti, divertenti di una vita che non lasciava e non lascia indietro niente. Ma non sono solo pagine di sospensioni da scuola, discoteche in Versilia e vacanze studio ad alto tasso di divertimento: sono anche pagine di una vita che all'improvviso cambia, in caduta libera nell'abisso profondo dopo un incidente che paralizza metà del suo corpo. Non sono affatto pagine leggere, quelle in cui racconta i tanti interventi chirurgici, gli anni in ospedale; i problemi che tutt'ora ha, come le maledette ulcere da decubito, dolori e infezioni che lo perseguitano.

Non nasconde che inizialmente rifiutava la sedia a rotelle come compagna di vita, quindi non gli interessava imparare a fare gli scalini o lo slalom tra i birilli, tantomeno praticare sport in quelle condizioni. Ma non è su questo che si sofferma Nicola. Ci racconta, e lo fa con la voracità di chi è per carattere al centro della scena, che lui la voglia di vivere non l'ha mai lasciata andare; che la forza di volontà, da qualche parte, in qualche punto oscuro, ciascuno di noi la può riconoscere e richiamare, anche quando sembra che davvero convenga solo lasciarsi inghiottire dall'oblio.

Fonte: Ufficio Stampa

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