Le triangolazioni dall’Olanda portano in Italia prodotti coltivati in Paesi extra Ue che non rispettano le stesse regole dei florovivaisti nazionali. In Toscana oltre 3 mila aziende in difficoltà a causa importazioni ma anche costi produzione e clima
Gli arrivi di fiori stranieri nel nostro paese sono aumentati in quantità del 47% soprattutto per effetto delle triangolazioni dall’Olanda, che consentono l’arrivo nel nostro Paese di prodotti coltivati in paesi extracomunitari, dove spesso non sono rispettate le stesse regole europee in materia di tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Un fenomeno che minaccia i record del florovivaismo italiano (con oltre 3,2 miliardi di euro di fatturato) e Toscano con oltre 3 mila aziende che producono un valore intorno ai 900 milioni di euro l’anno, un terzo circa dell’intero Pil agricolo regionale.
A denunciarlo è Coldiretti Toscana in occasione dell’Assemblea nazionale dei fiori made in Italy che si è tenuta lo scorso fine settimana a Sanremo organizzata in collaborazione con Assolfloro, Affi (Associazione floricoltori italiani), Comune di Sanremo, Myplant&Garden e Camere di Commercio Riviere di Liguria, alla presenza del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, assieme a Nada Forbici, presidente Assofloro, e Cristiano Genovali, presidente Affi.
Il florovivaismo è un settore di eccellenza del Made in Italy che sta però vivendo un momento difficile a causa delle importazioni selvagge. Ma a incidere sui bilanci sono anche l’impennata dei costi di produzione legata alle tensioni internazionali, le pratiche commerciali sleali e gli effetti dei cambiamenti climatici. A pesare è soprattutto la concorrenza sleale dall’estero “guidata” dall’Olanda, che importa fiori da paesi extracomunitari per rivenderli sul mercato comunitario. Si tratta spesso di prodotti come le rose in Kenya o in Colombia, che vengono coltivati grazie allo sfruttamento di minori e donne, oltre all’impiego di sostanze vietate in Europa da decenni. L’Olanda rappresenta il principale fornitore dell’Italia, con oltre i 2/3 del totale delle importazioni, e un incremento delle vendite del 55% in quantità nel 2023, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.
"Dobbiamo salvaguardare il prodotto florovivaistico tricolore e toscano applicando il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i fiori che entrano nel nostro Paese rispettino le stesse regole di quelli nazionali in termini di rispetto dell’ambiente e di tutela dei diritti dei lavoratori – sottolinea Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana -. Ma occorre anche l’applicazione del Decreto 198/21 a tutela delle aziende agricole contro le Pratiche Commerciali Sleali, con la conoscenza dei costi di produzione e l’etichettatura d’origine per valorizzare il lavoro dei nostri florovivaisti. Per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici e i sempre più frequenti attacchi di insetti alieni è inoltre necessario promuovere lo sviluppo delle soluzioni di agricoltura 5.0, comprese le Tea, le nuove tecniche genomiche”.
Per garantire l’origine dei fiori italiani l’associazione dei floricoltori e fioristi italiani ha ideato e sta promuovendo il marchio “Fiori Italiani” sensibilizzando i consumatori.
“La difficoltà del settore, che sta vivendo una fase di ristrutturazione ed organizzazione, si è aggravata nel periodo del Covid per precipitare con l’esplosione dei costi delle materie prime, come il gasolio, i concimi ma anche i vasi, che stanno condizionando le scelte e le strategie produttive. – spiega Cristiano Genovali, Presidente Affi - Se venti anni fa le rose erano un fiore molto diffuso nelle nostre aziende oggi non lo sono più, costa troppo produrle e c’è una grande concorrenza dei paesi dove non c’è bisogno di riscaldare le serre. Le rose sono state sostituite da ranuncoli, gerbere e viola a ciocche, produzioni che stanno conquistando il mercato e che vanno promosse. Il marchio può aiutare a veicolare meglio il prodotto italiano, a sostenerlo, a farlo emergere nel mare magnum di produzioni straniere prodotte sfruttando la manodopera o impiegando fertilizzanti proibiti o con livelli non consentiti nel nostro paese”.
Fonte: Coldiretti Toscana
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