L’assemblea dei soci di Alia Multiutility riunitasi ieri a Prato ha deliberato, con il voto favorevole dell’81,5% del capitale sociale, gli indirizzi della società. L’assemblea ha stabilito di proseguire l’attività di “rafforzamento e sviluppo della Multiutility”; di proseguire il percorso di affidamento per la concessione del servizio idrico nella Toscana centrale; di definire un nuovo piano industriale; di promuovere l’azione di allargamento della società verso altri territori attualmente non inclusi; di “esplicitare le diverse opzioni di finanziamento alternative alla borsa per il raggiungimento degli obiettivi di investimento di cui al piano industriale”.
Dunque: avanti con la Multiutility (cercando di ampliarne il numero di Comuni soci); avanti con l’affidamento del servizio idrico nella Toscana centrale a una società mista pubblico-privata (in spregio all’esito del referendum del 2011); si proceda con il piano industriale (tanto atteso da essere ormai divenuto un miraggio); si valutino le “alternative” alla Borsa (formula ambigua e tutta da verificare). Questo hanno deciso i rappresentanti dei soci, seguendo (in maggioranza) le indicazioni delle Sindache di Firenze e Prato, i due Comuni che dispongono (insieme) del 55% del capitale sociale di Alia Multiutility.
Le decisioni adottate evidenziano il trasferimento di potere a danno dei Consigli comunali: come abbiamo sempre sostenuto, con la Multiutility la gestione di servizi fondamentali è completamente sottratta al potere di controllo garantito dalla discussione pubblica e dalla partecipazione democratica. In ossequio alla personalizzazione estrema della politica, anche di quella locale, chi occupa pro tempore la poltrona di primo cittadino assume tutto il potere, trasformandosi di fatto da Sindaco in (malinteso) manager.
Il Sindaco o la Sindaca manager a noi non sono mai piaciuti: sia perché concentrano nella loro figura troppo potere, sia perché sono facilmente permeabili dalle pressioni esterne provenienti dai gruppi finanziari e d’interesse – pressione apparsa evidente nell’intero percorso che ha portato alla costituzione della Multiutility. È un danno grave per la democrazia, non si abbia paura a dirlo, perché è un danno fatto sia ai Consigli comunali, sempre più deprivati di ogni funzione di controllo e dibattito, sia alla cittadinanza complessivamente intesa.
Una persona che paga regolarmente le bollette può ritenersi ‘rappresentata’ se il suo voto è trasformato in una delega totale e incondizionata al proprio Sindaco, fino a permettere a quello stesso Sindaco di consegnare i servizi pubblici in mano alla speculazione finanziaria, o di reintrodurre di soppiatto quanto il referendum del 2011 aveva inteso cancellare?
Rispetto al merito delle decisioni adottate in assemblea, la sindaca di Firenze Sara Funaro ha affermato “che il tema dei finanziamenti e delle tariffe devono stare insieme”, mentre la Sindaca di Prato ha suggerito di “lavorare pancia a terra su tutti i territori” per far diventare la Multiutility “il motore della Toscana per la transizione ecologica”. Sono affermazioni che mostrano come le Sindache/manager dei due Comuni più ‘pesanti’ dell’assemblea accompagnino le proprie decisioni con una fraseologia vuota, omaggio decorativo alle convenienze linguistiche e verbali del momento.
In attesa di conoscere i prossimi passi – la partita è ancora apertissima -, ringraziamo i rappresentanti degli undici Comuni che hanno votato contro gli indirizzi (gli undici Comuni sono Sesto Fiorentino, Calenzano, Campi Bisenzio, Carmignano, Cantagallo, Agliana, Vaiano, Vicchio, Borgo San Lorenzo, Castelfranco, Pian di Sco' e Rufina). Di fronte all’esproprio di democrazia perpetrato con spregiudicatezza dall’operazione Multiutility, questi amministratori hanno evidentemente compreso qual è la funzione democratica primaria che deve svolgere un rappresentante della comunità locale
Coordinamento No Multiutility
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