Castagne, via alla raccolta: in Toscana 20mila ettari, giro d’affari da 35 milioni

Autunno: è tempo di castagne, metati fumanti e sagre. Dalla raccolta fai da te (pick your own) nei marroneti tenuti come giardini alla novità alla castano terapia con i percorsi sensoriali da fare a pieni nudi fino ai laboratori didattici per le famiglie ed i bambini e alle feste paesane: è la multifunzionalità versione castanicola che supporta economicamente ed accompagna le aziende agricole che si prendono cura dell’italico albero del pane come lo definì Giovanni Pascoli.

Indispensabile alimento per la sopravvivenza di molte generazioni di contadini, oggi marroni e castagne stanno provando a tornare al centro della vita delle comunità montane grazie agli agricoltori, non più soltanto e solo custodi, sempre più animatori e promotori del territorio. E’ un’annata generosa, sopra la media degli ultimi anni, quella che si profila quando la raccolta è appena iniziativa (+ 20%) e durerà per le prossime due-tre settimane, tempo permettendo. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base delle stime dell’Associazione Nazionale Città del Castagno che monitora costantemente le aree di produzione. “Castagne e marroni accendono l’autunno delle comunità rurali destagionalizzando il turismo di borghi e paesi di montagna dove gli agriturismi sono la naturale porta di ingresso alle tradizioni e alla buona cucina contadina. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La legge sulla multifunzionalità, voluta da Coldiretti nel 2001, ha dato una chance alle aziende agricole di immaginare e poi poter sviluppare, anche attorno ai castagneti, tutta una serie di nuove opportunità che spaziano dall’accoglienza turistica alla didattica, dalla ristorazione alla vendita diretta. E’ una risorsa importante per l’integrazione del reddito agricolo di migliaia di piccole aziende, per lo più a conduzione famigliare, la cui sussistenza è strettamente legata alla valorizzazione e salvaguardia del patrimonio castanicolo che i cambiamenti climatici stanno mandando in tilt”.

L’andamento stagionale, al contrario del 2023, ha favorito una buona allegagione primaverile, arrivando ad oggi con una buona e soprattutto sana quantità di prodotto. In Toscana si prevede un incremento medio del 20% rispetto allo scorso anno. “La maggior parte delle varietà frutticole, uva, mele, pere ma anche orticole stanno anticipando la loro maturazione da dieci giorni fino ad un mese. - spiega Ivo Poli, Presidente dell’Associazione Città del Castagno - Il castagno è da sempre l’ultimo dei frutti estivi a sbocciare ma questa tendenza sarà sempre più accentuata in futuro. Oggi siamo nell’ordine di una settimana, dieci giorni nelle zone di montagna, rispetto al passato. Le ragioni sono i cambiamenti climatici. E’ una specie arborea che soffre il caldo e gli sbalzi termini e quest’anno li abbiamo visto entrambi. Se non piove la pianta blocca l’accrescimento dei ricci in attesa dell’arrivo delle nuove piogge anche deboli di settembre quando riprende a vegetare continuando così a sviluppare i suoi frutti. Il risultato è che avremo una quantità superiore alla media degli ultimi anni ma pezzature un po’ più piccole ma di grande qualità e carica zuccherina”.

L’autunno, dalla Lunigiana all’Amiata, dal Mugello alla Garfagnana, ruota tutto attorno a castagne e ai marroni in una regione che può sfoggiare ben cinque produzioni a denominazione di origine, una su tre a livello nazionale (Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP); punte di diamante e motori di paesi e comunità che in queste settimane tornano ad accendere i metati per essiccare, come tradizione comanda, il frutto appena raccolto per trasformarlo nella preziosa farina utilizzata in cucina e nelle filiere alimentari. In Toscana, in mancanza di censimenti aggiornati, si stimano poco meno di nove mila aziende agricole con castagneti e circa 20 mila ettari da frutto attivi per un volume d’affari per il solo prodotto raccolto tra i 30 ed i 35 milioni di euro complessivi a cui va aggiunto l’indotto gastronomico, turistico e commerciale.

Malgrado la buona produzione all’orizzonte, non mancheranno sugli scaffali le castagne straniere sbarcate sul nostro mercato da Turchia, Grecia, Spagna e Portogallo. Da qui la richiesta di Coldiretti Toscana per assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori una volte finite dentro le cassette. Ancora peggiore è – spiega Coldiretti Toscana - la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.

Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti Toscana suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Molto importante il ruolo di mercatini di Campagna Amica così come sagre e feste di paese che in queste settimane animano borghi e paesini dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne. Per unire l’utile al dilettevole sono in crescita le aziende agricole che propongono, a fianco della raccolta, numerose attività didattiche e ricreative come il primo percorso di terapia forestale da fare a piedi nudi immersi fra i castagneti realizzato da un’azienda di Castel del Piano sul monte Amiata. Un percorso di benessere unico nel suo genere che connette le persone con la vita del bosco e con l’ambiente attraverso il contatto dei piedi con i loro elementi come il legno, la terra e le pietre levigate dall’acqua del ruscello.

Fonte: Coldiretti - ufficio stampa

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