Sopralluogo alla Giovanni XXIII, l'ex convento del Comune chiuso dal sindaco Mini: "Condizioni deteriorate"

Il sindaco di Castelfranco di Sotto, Fabio Mini torna a parlare della struttura dell'ex convento di via Matteotti, quello che in passato ha ospitato l'asilo nido e la scuola dell'infanzia gestiti dalla Cooperativa san Tommaso d'Aquino, la Giovanni XXIII, durante un sopralluogo fatto con i giornalisti e con il responsabile tecnico del comune l'ingegnere Rosa Angela Santorsa, sia per spiegare la decisione di alcune settimane fa di interdire la struttura di proprietà del comune all'utilizzo scolastico, sia per parlare del futuro dell'edificio.

Durante il sopralluogo è emerso che l'edificio versa in alcune sue parti, nonostante gli interventi di messa in sicurezza che l'amministrazione comunale precedente aveva fatto in altre alcune zone dell'ex convento, in condizioni abbastanza deteriorate. I problemi più significativi, per altro si sono verificati durante l'ultimo periodo del precedente mandato amministrativo, quindi di fatto la giunta Mini si è trovata a gestire una situazione in parte nuova.
Durante il sopralluogo è emerso che la parte più ammalorata dell'edificio è quella relativa all'ala sud sud-est, quella dove insiste anche la chiesa dell'ex monastero. Qui sono presenti infatti vari cedimenti, in particolare quello relativo a una trave che ha causato anche l'avvallamento del tetto. “La struttura in queste condizioni, in particolare con il cedimento della trave, quello che si è verificato alla fine del passato anno scolastico, non poteva continuare a ospitare l'asilo nido e la scuola dell'infanzia, questo è il mio parere tecnico” dice l'ingegnere Santorsa. “In particolare perché la parte dell'edificio che include anche la chiesa dell'ex convento, la parte sud sud-est se si preferisce, – continua l'ingegnere del comune - è soggetta a infiltrazioni di acqua dal tetto e questo, visto quanto successo su parte della travatura, ci dice che il problema potrebbe interessare anche altre zone di quell'ala dell'edificio”.

In due punti il tetto ha mostrato cedimenti della travatura, tanto che si è avvallato. “In un punto siamo stati costretti a interdirne l'utilizzo, sia al piano terra anche al piano superiore - spiega Santorsa. - Al piano terra perché c'erano segni di cedimento delle mezzane del solai ammalorate, probabilmente dalle infiltrazioni d'acqua e al piano superiore perché la travatura del tetto e del controsoffitto aveva ceduto, qui abbiamo fatto un intervento di messa in sicurezza con un impalcato sottostante per evitare che ulteriore materiale cadesse, ma sicuramente non è un'area dove si può transitare”.

“Altro cedimento – continua l'ingegnere Santorsa - si è verificato proprio sopra l'area della chiesa al piano superiore, ovvero sotto all'avvallamento del tetto. Qui abbiamo trovato una trave che si è spezzata e in più c'è il problema che la controsoffittatura, è fatta di mezzane murate, quindi un controsoffitto pesante, è appesa alle travi con il fil di ferro e quindi se cede la trave, cade anche la controsoffittatura murata, motivo per cui è impensabile di potervi transitare sotto. La criticità di questo soffitto – continua l'ingegnere - infatti è proprio questa, per poter ispezionare la condizione della travature del tetto bisogna spaccare il controsoffitto murato e questo comporterebbe di fatto una serie di saggi complessi e che andrebbero ad alterare l'equilibrio dell'intero controsoffitto e presumibilmente però viste le infiltrazioni, dei problemi potrebbero essere presenti anche su altre travature”.

Oltre ai problemi struttura poi vi si aggiungono quelli di impiantistica, infatti l'edificio ha problemi sull'impianto di riscaldamento, dal momento che tutte le tubature sono vecchie e alle volte parti dei tubi in metallo si staccano e finiscono nella caldaia.

“Ho voluto portare i giornalisti a prendere visione della struttura perché fosse chiaro dove era nata la mia decisione di chiudere l'edificio - dice il sindaco Mini - per la prima volta ho visto la situazione di questo edificio a inizio agosto. Sapevo, da quanto mi avevano riferito gli amministratori precedenti, che nelle ultime settimane del mandato Toti c'era stato il problema della travatura del tetto, ma ovviamente loro aveva chiuso quell'ala dell'edificio per arrivare a fine anno scolastico e poi, come noi abbiamo fatto, avrebbero preso delle contromisure per l'anno nuovo cercando soluzioni. Per questo avevo voluto fare una ricognizione su tutto l'edificio. Quando i tecnici mi hanno presentato le loro perplessità sul tenere aperto l'ex convento per uso scolastico, ho capito che bisognava trovare un'altra soluzione. Il resto è cronaca di queste settimane con la chiusura e il trasferimento dei bambini nelle altre due sedi, ovvero villa Cavallini e villa Duranti dove per l'anno scolastico appena aperto la Cooperativa potrà continuare a svolgere il servizio. È vero che si tratta di privati, ma alla fine quei circa 60 posti tra scuola dell'infanzia e nido, svolgono un servizio alla collettività importante per Castelfranco, per questo ci siamo subito attivati per trovare due nuove sedi”.

“Ora – conclude Mini - al comune rimane il problema di gestire l'immobile Giovanni XXIII, un convento del '700 che vorremmo restituire alla collettività. Non so ancora come ma sicuramente ci lavoreremo per capire cosa farne e come recuperarlo, cominciando dagli aspetti tecnici e dagli indirizzi politici che dovrà dare in primo luogo la giunta”.



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