Da 14 mesi non può né vedere né parlare con la figlia di 6 anni: il dramma di un padre

Massimo Bramandi e sua figlia (fotogramma da Fuori dal Coro - Rete4)

Rete 4 porta in tv la storia di Massimo Bramandi e chiede spiegazioni ai servizi sociali empolesi


C'è un padre di Castelfiorentino che non vede né sente sua figlia, di soli 6 anni di età, da 14 mesi. E c'è una bambina di 6 anni alla quale, da 14 mesi, mancano non solo il contatto, ma anche l’immagine e la voce del padre.

E' la storia di Massimo Bramandi, 44 anni di Castelfiorentino e di sua figlia, portata via da casa il 2 agosto 2023 dalla madre e compagna dell’uomo. Artista ormai affermato (sul sito www.massimobramandi.it recensioni e apprezzamenti di personaggi famosi, da Vittorio Sgarbi all'ex vicesindaca di Firenze Cristina Giachi alla senatrice Laura Cantini), Bramandi era stato accusato di maltrattamenti in famiglia, accusa poi giudicata infondata dalla Procura che ha archiviato la denuncia. Ma nonostante questo e nonostante una disposizione del Tribunale di minori di Firenze, che a maggio ha dato mandato ai servizi sociali di organizzare gli incontri, Massimo ancora non sa se e quando potrà incontrare sua figlia.

La storia è venuta alla luce ieri sera, grazie alla trasmissione "Fuori dal coro", condotta da Mario Giordano su Rete 4 (qui il servizio in streaming )

Questa in sintesi la storia raccontata dal servizio televisivo, realizzato dalla giornalista Costanza Tosi.

E' il 2 agosto 2023 quando Massimo Bramandi rientra a casa, a Castelfiorentino, dove vive con la compagna e madre della figlia, che ha 6 anni. Ma non le trova. Madre e bambina non ci sono più, hanno lasciato la casa senza preavviso e, così racconta lui, lasciando disordine e senza un messaggio. Subito scattano le ricerche, ma è nebbia fitta per molte settimane, finchè a Massimo non viene notificato che contro di lui c'è una denuncia, per maltrattamenti in famiglia, sporta contro di lui dalla compagna. La donna e la bambina, quindi, sono in un luogo protetto, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Bramandi non si dà pace, si ritiene innocente, si attiva in lungo e in largo per un incontro, ma niente. Non riesce né a vedere, né a parlare con sua figlia.

La giustizia fa il suo, lento, iter. Finalmente, a giugno, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze chiede l'archiviazione, perché "la notizia di reato deve ritenersi infondata". Già a maggio però, prima della pronuncia della Procura, il Tribunale dei Minori aveva emesso un'ordinanza con la quale conferiva mandato al servizio sociale di organizzare, seguendo ovviamente le procedure del caso, incontri tra padre e figlia. Gli incontri si devono tenere anche secondo la Corte di Appello di Firenze, che si pronuncia poi il 16 luglio.

A quel punto Bramandi torna a rivolgersi ai servizi sociali della ASL, per sapere quando avverranno gli incontri. Ma una data, ad oggi, non gli è stata comunicata. A distanza di 14 mesi da quando la vicenda è iniziata, di quattro mesi da quando il Tribunale dei Minori ha dato mandato ai servizi sociali stessi di organizzare gli incontri, una data per gli incontri ancora non c’è.

La giornalista Costanza Tosi si reca quindi alla ASL, in via Rozzalupi a Empoli, per fare qualche domanda e comprendere il perchè. Qui intercetta, all'uscita dal lavoro, un funzionario che si occupa dei servizi sociali, che non le dà però risposte e chiama invece i Carabinieri per allontanarla. Allora si reca nella sede direzionale della ASL, in via dei Cappuccini, per parlare con il direttore della Società della Salute. Ma anche qui non ottiene risposte nel merito della vicenda, solo un invito a rivolgersi all'ufficio stampa e alcuni ragionamenti sulla complessità della gestione di queste situazioni e sull’impossibilità di parlarne nei dettagli in un programma televisivo.

Qual’è il motivo di questa attesa? Perché questo incontro disposto dal Tribunale dei Minori lo scorso maggio non si è potuto ancora organizzare? La trasmissione non riesce a trovare le risposte.

A Massimo Bramandi, quindi, non resta che aspettare. E aggiungere altri giorni a questi 14 mesi di “vita non vissuta” di un padre e di una figlia.



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