Il gip di Lucca ha confermato gli arresti domiciliari per Katia Pereira Da Silva, la donna che con la sua Mercedes ha causato la tragedia di Lido di Camaiore, nella quale sono morte due studentesse tedesche. Una misura cautelare per il pericolo di reiterazione del reato.
La decisione è arriva dopo l'udienza di stamani, che si era conclusa con una richiesta di arresti domiciliari da parte della Procura, al termine della quale il Gip si era riservata di decidere. Non accolta invece la richiesta del braccialetto elettronico, in assenza del rischio di fuga.
Stamani, interrogata dal giudice, la 44enne ha dichiarato di non avere alcun ricordo dell'incidente, sostenendo di aver un vuoto di memoria. I suoi avvocati, Massimo Landi e Nicola Bonuccelli, hanno detto che la donna è provata e non indifferente a quanto successo, escludendo che l’investimento sia stato causato da uso di alcool o droga, come del resto hanno detto i test effettuati, o ad un atteggiamento di guida volontariamente imprudente. La difesa ha avanzato l'ipotesi di un malore improvviso come possibile causa dell'incidente, richiedendo accertamenti medici approfonditi.
La donna è ora indagata per omicidio stradale e fuga del conducente, ai sensi degli articoli 589 bis e 589 ter del codice penale. Questo poiché dopo aver investito le due studentesse poi decedute e una loro compagna, non ha fermato il veicolo né si è fermata a prestare soccorso e l'auto ha proseguito la sua corsa con velocità superiore ai limiti per poi abbattere un semaforo e travolgere altre quattro persone, fino a fermarsi solo dopo aver urtato un auto in movimento e due parcheggiate.
La comunità di Lido di Camaiore intanto continua a piangere le due giovani vittime tedesche, travolte dalla Mercedes mentre passeggiavano sul marciapiede.
La donna che viaggiava come passeggera ha riferito, come riporta l'ordinanza di custodia cautelare, che avrebbe urlato quando la 44enne al volante è salita sul marciapiede, ma non le avrebbe risposto, come se fosse stata assente. Sarebbe accaduto prima che l'auto travolgesse i primi pedoni, dopo che si era fermata ad un precedente semaforo di via Italica per poi ripartire. Di quello che è successo dopo la passeggera non avrebbe ricordo, così come la 44enne ha affermato di non ricordare niente in sede di interrogatorio di convalida. Un altro automobilista testimone ha riferito di essersi trovato dietro l'auto guidata dalla donna, che poi avrebbe superato perché quest'ultima sarebbe rimasta ferma ad un semaforo nonostante fosse scattato il verde. Dopo però la 44enne l'avrebbe sorpassato, da destra, procedendo anche sul marciapiede così come avvenuto all'incrocio successivo, con via Roma, dove sono state investite le due vittime. Sempre secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l'auto avrebbe proseguito lungo via Italica senza ridurre la velocità, superando delle auto a destra e salendo di nuovo sul marciapiede, dove avrebbe abbattuto il palo di un semaforo e travolto gli altri pedoni. Per il gip in mancanza di risultanze cliniche contrarie, sussistono gravi indizi di colpevolezza mentre è stato ritenuto che la partenza ritardata al semaforo e quanto riferito dalla passeggera sono elementi che richiedono approfondimenti neurologici.
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