Non fu una goliardata ma "stupro di gruppo", così il Gup di Milano su Lucarelli jr e Apolloni

Pubblicate le motivazioni della sentenza con la quale i due giovani calciatori del Livorno Mattia Lucarelli, figlio dell'ex attaccante Cristiano, e Federico Apolloni, erano stati condannati entrambi lo scorso giugno a 3 anni e 7 mesi, con rito abbreviato, a seguito delle accuse di violenza sessuale su una ragazza americana di 22 anni.

Il giudice per l'udienza preliminare di Milano, Roberto Crepaldi, che aveva emesso la sentenza, ha scritto che non si è trattato di  "un disinteressato momento di goliardia tra giovani dopo una serata in discoteca", ma di "una vera e propria azione collettiva, volta a carpire il consenso della persona offesa ad atti sessuali con il maggior numero di loro" questo nonostante ci fosse consapevolezza dello stato di forte alterazione nel quale versava la ragazza.

Inflitte inoltre altre condanne, con pene più miti tra i 2 anni e 5 mesi e i 2 anni e 8 mesi di reclusione, ad altri tre amici dei due calciatori. Nonostante si trovassero in una stanza diversa, nell'appartamento milanese di Lucarelli jr, da quella del presunto stupro, non è stata esclusa la loro responsabilità, in quanto "Nessuno ha espresso la volontà di dissociarsi" con un comportamento che secondo il GUP "non è stato un mero contegno passivo", anzi, "il concreto e decisivo apporto morale di ciascuno dei ragazzi" scrive il giudice "che si sono continuamente scambiati frasi di istigazione fino a far convergere le loro volontà in un vero e proprio accordo criminoso avente ad oggetto l'abuso delle condizioni della ragazza nell' ambito di un rapporto sessuale di gruppo, evento poi realmente verificatosi".



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