L'analisi nel Comprensorio del cuoio, nell'ultimo mese ricevute dal sindacato oltre 40 richieste di esubero da aziende medio grandi. Conforti: "Molto preoccupati. Necessarie azioni strutturali di prospettiva"
Ormai da mesi sindacati, associazioni di categoria e politici, evidenziano la crisi nel settore moda e conceria. Con la Filctem Cgil di Pisa, e il segretario generale Alessandro Conforti, gonews.it ha analizzato la situazione nel Comprensorio del cuoio, il distretto produttivo della pelle e del cuoio nei comuni del Valdarno Inferiore in provincia di Pisa.
Dal 2023 crisi strutturale, oltre il 90% delle aziende in cassa integrazione: "Tutto è iniziato dall'anno scorso, quando la crisi è diventata strutturale, dovuta oltre che alla fine della pandemia ai conflitti tutt'ora nel mondo" spiega Conforti. Da allora boom di ammortizzatori sociali, "ormai oltre il 95% delle aziende del distretto ha richiesto o sta richiedendo cassa integrazione e purtroppo da inizio anno abbiamo avuto i primi 200 lavoratori licenziati, e stiamo parlando di aziende sopra i 15 dipendenti che hanno l'obbligo di dare comunicazione ai sindacati. A questo ora si sta sommando che, con la fine dell'estate, molte aziende stanno finendo gli ammortizzatori sociali, soprattutto le aziende artigiane, i conto terzi che rappresentano circa un 50% delle aziende del distretto di Santa Croce. Queste aziende, che hanno cassa integrazione artigianato, la stanno esaurendo mentre la cassa integrazione all'industria si dovrebbe arrivare circa a fine anno. Questo ci preoccupa molto perché a partire da questo mese ci saranno aziende che non avranno né più lavoro né ammortizzatori sociali".
Duecento licenziamenti da inizio 2024. Oltre 40 richieste di esubero tra agosto e settembre: "Se i 200 licenziamenti da inizio anno a luglio hanno riguardato aziende medio piccole, proprio in questi giorni stanno arrivando le prime richieste di incontri per esubero del personale di aziende in questo distretto. L'altra settimana richiesta di 14 esuberi su oltre 40 dipendenti, proprio oggi pomeriggio (9 settembre ndr) ci è arrivata la richiesta di 30 esuberi su quasi 50 dipendenti. Sono le prime due aziende del distretto importanti, grosse, che stanno dicendo la mia crisi è strutturale, non vedo prospettive, riduco il personale. Questo ci preoccupa moltissimo - prosegue Conforti - non solo per l'impatto sociale che potrebbe avere sul territorio ma anche e soprattutto per il rischio che si perda know-how, competenze, capacità". Da considerare che, "quando si arriva a chiedere cassa integrazione o ci sono licenziamenti, vuol dire che il lavoro somministrato o a termine è già perso, scade il contratto e non viene rinnovato. Ora siamo arrivati ai lavoratori diretti, a tempo indeterminato, delle aziende".
Il distretto del Comprensorio del cuoio in numeri: "Oltre 500 aziende conciarie, divise tra conto terzi e aziende che acquistano e lavorano la pelle. Si sta parlando, diretti, di oltre 3mila addetti poi c'è tutto l'indotto, dalle riparazioni meccaniche, logistica e pulizie, per i quali si può dire che saranno circa altri 2mila lavoratori". In particolare, aggiunge il segretario Filctem Pisa, "il 90%, tra cuoio e pelle utilizzato in Italia, viene prodotto a Santa Croce. Si parla di numeri alti, valore aggiunto di notevole importanza per il made in Italy. Ricordo che nel 2022 la regione Toscana ha battuto la Lombardia come export proprio perché ha esportato beni di alta moda, cosa che non è più avvenuta nel 2023 e non sta avvenendo nel 2024".
Probabile ripartenza nella primavera 2025. Il sindacato si rivolge al Governo: "Si chiede di tutelare un valore fondamentale, un made in Italy, del segmento della pelle dell'alta moda che si produce in questo distretto in modo da salvare aziende e professionalità. La risposta immediata che serve è l'azzeramento dei contatori della cassa integrazione, soprattutto dell'artigianato e da qui a fine anno dell'industria, per arrivare almeno alla primavera 2025 dove ci dicono che ci sia una probabile ripartenza della filiera della moda e quindi il primo anello che dovrebbe ripartire è quello della concia, della pelle e del cuoio". Per azzeramento dei contatori, Conforti spiega, "la normativa prevede che un'azienda artigiana abbia una cassa integrazione massimo di un anno nei due anni precedenti, nell'industria sono massimo due anni nei cinque anni precedenti. Esaurito questo periodo per i prossimi due anni nell'artigianato o nell'industria per i prossimi cinque anni, non posso chiedere cassa integrazione, quindi quando si dice azzeramento dei contatori si riparte da zero. Non basta azzerarli ma serve anche rifinanziarli". Inoltre "è chiaro che serve un'azione parallela - conclude il segretario Filctem Pisa Alessandro Conforti - ovvero che il Governo metta in campo azioni strutturali di prospettiva, convochi tutta la filiera per capire gli strumenti strutturali che possono essere messi in campo, perché quando ci sia la ripartenza il lavoro rimanga nei centri attuali dove oggi c'è l'eccellenza".
Margherita Cecchin
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